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24 Aprile 2023 – Vangelo e commento di don Luigi Maria Epicoco

///Vangelo e commento di Don Luigi Maria Epicoco///

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6, 22-29

Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie.
Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

Parola del Signore.

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Commento al Vangelo Gv 6, 22-29

È suggestivo il modo attraverso cui Gesù nel Vangelo di oggi smaschera un modo sbagliato di essere suo discepoli. Infatti se da una parte le folle lo stanno cercando dappertutto ma non riescono più a trovarlo, quando finalmente lo ritrovano si sentono rivolgere queste parole da parte di Gesù:

“In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati”.

Seguire Gesù per il sensazionalismo dei miracoli, per le grazie che può farci, per l’utile che possiamo averne, non è essere veramente suoi discepoli. Anche a noi può capitare di vivere una fede che è più interessata ai miracoli, ai benefici, al tornaconto che possiamo averne.

Ma così come in una storia d’amore la convenienza mette al bando l’amore, così nell’esperienza di fede: credere non è una magia che risolve i nostri problemi, ma una via di salvezza che implica davvero la nostra conversione. Per questo se la nostra fede è legata ai miracoli essa finirà non appena finiranno i miracoli.

I veri discepoli sono quelli che vorranno seguire Gesù nella via più difficile della sua vita, la via della croce.

Fino ad allora si è semplicemente folla. È importante che ciascuno di noi risponda a questa domanda: a che cosa crediamo, ai miracoli o a ciò che i miracoli dovrebbero indicarci? Che cosa ci sta veramente a cuore, ottenere una grazia o amare fino in fondo il datore di ogni grazia? Ecco perché Gesù chiosa il suo rimprovero con un’indicazione ben precisa:

“Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il figlio dell’uomo vi darà”.

Questo cibo è l’Eucarestia, ma l’Eucarestia non è “una cosa” è la “Sua persona”, corpo, sangue, anima e divinità di Gesù.

Chi ha Lui ha tutto e non ha più bisogno di miracoli per credere.

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Santo del giorno: San Fedele da Sigmaringen, sacerdote e martire.