///Vangelo e commento di Don Luigi Maria Epicoco///
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 5,1-16
Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.
Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare.
Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina?”». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo.
Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.
Parola del Signore.
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Commento al Vangelo Gv 5, 1-16
Il racconto del Vangelo di oggi è uno di quei racconti in cui dobbiamo stare attenti a non lasciarci distrarre dall’evento eclatante che è raccontato, cioè la guarigione di un paralitico.
Ciò che deve attirare la nostra attenzione è il modo attraverso il quale Gesù opera questo miracolo. Infatti la scena è abbastanza eloquente: un uomo giace in una condizione di infermità da circa trentotto anni. Steso sul suo lettuccio è in mezzo ad altri disperati ai piedi di una piscina di Gerusalemme che la credenza popolare dice avere effetti taumaturgici in alcune particolari circostanze.
Quest’uomo è lì solo e senza preghiere particolari. Infatti non è lui a rivolgersi a Gesù ma è Gesù a rivolgersi a lui.
Già questo dovrebbe farci molto riflettere. Siamo abituati a pensare che la preghiera sia la nostra iniziativa nei confronti di Dio. In realtà il Vangelo ci dice che la preghiera vera nasce da un’iniziativa di Dio verso ciascuno di noi.
È Lui che rivolge per primo la parola a quest’uomo e suscita la sua risposta:
“«Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me»”.
La preghiera nasce in noi quando Dio suscita nel nostro cuore un desiderio sopito. In questo caso è il desiderio della guarigione che quest’uomo ha seppellito sotto la rassegnazione.
“Gesù gli disse: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina». E sull’istante quell’uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare”.
Chi prega lasciandosi guidare da ciò che Dio suscita man mano dentro il proprio cuore sa di pregare davvero perché ogni vera preghiera cambia la realtà nei fatti e non nella semplice interpretazione.
La preghiera è sempre un cambiamento della situazione che può avvenire in due modi: o perché cambia le circostanze o perché cambia noi. Il più delle volte la preghiera cambia noi perché siamo noi l’ostacolo più grande alla gioia che cerchiamo.
È bello pensare allora che se vogliamo una vita diversa dobbiamo tornare a pregare, e che per pregare veramente dobbiamo metterci in gioco:
“Prese il suo lettuccio e cominciò a camminare”.
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Santo del giorno: San Nicola di Flüe.