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2 Maggio 2023 – Vangelo e commento di don Luigi Maria Epicoco

///Vangelo e commento di Don Luigi Maria Epicoco///

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 10,22-30

Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».
Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

Parola del Signore.

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Commento al Vangelo Gv 10, 22-30

«Fino a quando terrai l’animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».

La richiesta che i Giudei rivolgono a Gesù potrebbe trarci in inganno. Infatti dietro a una simile domanda in realtà potremmo leggere l’autentico desiderio di capire se effettivamente Gesù è o non è il Messia. Ma in realtà è proprio Gesù a smascherare le vere intenzioni che ci sono dietro certe parole, perché Egli dice chiaramente che basta essere leali e vedere le opere che Egli compie per accorgersi che effettivamente è il Messia.

Ma dietro l’attesa messianica molto spesso è nascosta una inconfessata mancanza di voler assumersi la responsabilità di una simile scoperta. Se ad esempio io accetto che la mia vita è un dono di Dio, non posso più sprecarla. Se accetto che la persona che amo è un modo di Dio di amarmi, non posso più essere superficiale. Se la Grazia di Dio mi ha concesso ancora oggi per vivere allora non posso accogliere questa giornata come se fosse scontata.

È sempre molto più facile dire che è tutto frutto del caso, o intavolare infinite discussioni che non ci facciano mai prendere la responsabilità delle cose, perché pensiamo che in questo modo tutto si semplifica.

Ma ciò che può sembrare un vantaggio, in realtà è solo una tragedia mascherata di furbizia. Ecco perché è più facile dire che Gesù è uno qualunque perché se accettassero la Sua vera identità non potrebbero continuare a vivere come prima.

Ma chi lo accetta sa che ha come contraccambio questo che Gesù dice:

Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano”.

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Santo del giorno: Sant’Atanasio, vescovo e dottore della Chiesa