///Vangelo e commento di Don Luigi Maria Epicoco///
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 21,20-25
In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?».
Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.
Parola del Signore.
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Commento al Vangelo Gv 21,20-25
Il vangelo di Giovanni finisce con un finale dal sapore quasi comico. In realtà non è nelle intenzioni di Giovanni restituirci una scena paradossale, ma l’atteggiamento di Pietro che è eccessivamente curioso della vita di Giovanni fa dire a Gesù parole risolute:
«Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi».
I Padri della Chiesa hanno dato a queste parole il giusto peso teologico collegandolo con i grandi temi del martirio o del dono dello Spirito, io vorrei semplicemente riportare la questione a un dettaglio forse non intenzionale di questo brano ma che credo possa essere decisivo per la vita di ciascuno di noi.
Troppo spesso, infatti, personalmente e forse anche comunitariamente ci occupiamo di ciò che non dovrebbe interessarci. La vita e i fatti altrui ci sembrano un argomento molto interessante su cui posare la nostra attenzione, ma la fede cristiana è anche lasciarci ridimensionare in questa tentazione di eccessiva curiosità dalle parole di Gesù:
“che ti importa? Tu seguimi!”.
La sequela è anche smettere di avere uno sguardo mondano sui fratelli e le sorelle accanto a noi. È rifiutare l’ubriacatura del gossip. È non perdere di vista ciò che ci aiuta ad essere santi. È rispettare e riconoscere che il Signore ha un progetto su ognuno e che molto spesso esso è misterioso a prima vista.
Dovremmo sempre fare il tifo per gli altri e smettere invece di spiarli con occhi impuri, che proprio perché non hanno retta intenzione vedono sempre e comunque solo il male persino lì dove non c’è.
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Santo del giorno: San Giovanni I – Papa e martire