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14 Aprile 2022 – Vangelo e meditazione per il Giovedì Santo

///Vangelo e meditazione per il Giovedì Santo di Don Luigi Maria Epicoco///

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 13,1-15

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.
Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto.
Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».
Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».

Parola del Signore

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Meditazione per il Giovedì Santo

La liturgia del crisma il mattino del giovedì santo, e il vino dell’ultima cena della messa vespertina ci riportano alla mente i due medicamenti che usa il buon Samaritano nel racconto che ne fa Gesù nel Vangelo di Luca.

È l’olio della consolazione e il vino della gioia. È bello pensare che il giovedì santo sia l’esplicitazione della misericordia.

Gesù istituisce il sacerdozio perché venga prolungata nella storia la misericordia del buon Samaritano che a differenza degli altri vede, si ferma, si fa prossimo, prende in braccio, conduce alla locanda, paga di persona.

Ma il vero miracolo è l’eucarestia. Essa non è solo la Sua presenza reale, è anche ciò che più di ogni altro sacramento ci fa diventare Egli stesso.

Se il sacerdozio è continuare a versare l’olio e il vino sulle ferite dell’umanità, l’eucarestia invece trasforma chiunque la celebri e la mangi in Cristo stesso.

Ed è così che misteriosamente la Sua presenza reale si prolunga anche in chi prende parte di quel pane e di quel vino, di quel corpo e di quel sangue. Ma non è un gesto magico.

Anche Giuda infatti si accosta a quel mistero, ma la postura del suo cuore è completamente rivolta al male, così quell’intimità pazzesca con Gesù toglie il velo della sua malizia e il buio lo acceca completamente.

È importante allora domandarci con che cuore vogliamo vivere la liturgia di questo giovedì santo. In che modo vogliamo stare alla sua tavola, e poi in quel giardino di ulivi tanto caro a Lui.

Don Luigi Maria Epicoco

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Giovedì Santo L’ultima cena

(Fonte immagine: santodelgiorno.it)