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Via Crucis

SULLA VIA DELLA CROCE    CON PAPA FRANCESCO”

Preghiera di inizio

 Nel nome del Padre, e del Figlio e dello Spirito Santo. 

 Amen.

0 Padre, rivolgi a noi il tuo sguardo mentre iniziamo la meditazione della Passione del tuo Figlio. Aiutati dalle parole di papa Francesco vogliamo ripercorrere la via del Calvario. Non vogliamo contemplare il dolore, ma l’amore; non vogliamo pensare alla cattiveria degli uomini, ma alla tua misericordia. Donaci il tuo Santo Spirito perché meditando sul dono della vita del tuo Figlio, il nostro Signore Gesù, siamo liberati dal nostro egoismo e impariamo ad amare gratuitamente. Te lo chiediamo per intercessione della Vergine Maria, madre addolorata ai piedi della croce. 

 Amen.

PRIMA STAZIONE : Gesù è condannato a morte 

Noi ti adoriamo, o Cristo,  e ti benediciamo.

Perché con la tua santa croce hai redento il mondo. 

Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca; insultato, non rispondeva con insulti, maltrattato, non minacciava vendetta, ma si affidava a colui che giudica con giustizia. Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti. (1Pt 2,21-24)

Rivivremo il cammino dell’Agnello innocente immolato per la nostra salvezza. Porteremo nella mente e nel cuore le sofferenze dei malati, dei poveri, degli scartati di questo mondo; ricorderemo gli “agnelli immolati” vittime innocenti delle guerre, delle dittature, delle violenze quotidiane, degli aborti […]. Da quando Gesù ha preso su di sé le piaghe dell’umanità e la stessa morte, l’amore di Dio ha irrigato questi nostri deserti, ha illuminato queste nostre tenebre. Perché il mondo è nelle tenebre […]. In questo Calvario di morte, è Gesù che soffre nei suoi discepoli. Durante il suo ministero, il Figlio di Dio aveva sparso a piene mani vita, guarendo, perdonando, risuscitando. (Udienza generale, 31 marzo 2021)

Ti affidiamo coloro la cui vita terrena è stata accorciata dalla mano violenta dei loro fratelli, e ti imploriamo anche per quanti hanno fatto del male ai loro fratelli e alle loro sorelle: si ravvedano, toccati dalla potenza della tua misericordia. Amen. (Preghiera di suffragio per le vittime della guerra, Mosul, 7 marzo 2021)

SECONDA  STAZIONEGesù prende la croce

Noi ti adoriamo, o Cristo,  e ti benediciamo.

Perché con la tua santa croce hai redento il mondo. 

Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Golgota. (Gv 19,16-17) 

Signore Gesù, aiutaci a vedere nella tua croce tutte la croci del mondo:

 la croce delle persone affamate di pane e di amore;

 la croce delle persone sole e abbandonate perfino dai propri figli e parenti; 

la croce delle persone assetate di giustizia e di pace; 

la croce delle persone che non hanno il conforto della fede; 

la croce degli anziani che si trascinano sotto il peso degli anni e della solitudine; 

la croce dei migranti che trovano le porte chiuse a causa della paura e dei cuori blindati dai calcoli politici; 

la croce dei piccoli, feriti nella loro innocenza e nella loro purezza; 

la croce dell’umanità che vaga nel buio dell’incertezza e nell’oscurità della cultura del momentaneo; 

la croce delle famiglie spezzate dal tradimento, dalle seduzioni del maligno o dall’omicida leggerezza e dall’egoismo; 

la croce dei consacrati che cercano instancabilmente di portare la tua luce nel mondo e si sentono rifiutati, derisi e umiliati; 

la croce dei consacrati che, strada facendo, hanno dimenticato il loro primo amore; 

la croce dei tuoi figli che, credendo in te e cercando di vivere secondo la tua parola, si trovano emarginati e scartati perfino dai loro famigliari e dai loro coetanei; 

la croce delle nostre debolezze, delle nostre ipocrisie, dei nostri tradimenti, dei nostri peccati e delle nostre numerose promesse infrante; 

la croce della tua Chiesa che, fedele al tuo Vangelo, fatica a portare il tuo amore perfino tra gli stessi battezzati; 

la croce della Chiesa, la tua sposa, che si sente assalita continuamente dall’interno e dall’esterno; 

la croce della nostra casa comune che appassisce seriamente sotto i nostri occhi egoistici e accecati dall’avidità e dal potere. 

Signore Gesù, ravviva in noi la speranza della risurrezione e della tua definitiva vittoria contro ogni male e ogni morte. Amen! (Via Crucis, venerdì santo, 19 aprile 2019)

TERZA  STAZIONEGesù cade per il peso della guerra “a pezzi”

Noi ti adoriamo, o Cristo,  e ti benediciamo.

Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

 Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua posterità? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per la colpa del mio popolo fu percosso a morte. (Is 53,6-8)

 In questi giorni notizie e immagini di morte continuano a entrare nelle nostre case, mentre le bombe distruggono le case di tanti nostri fratelli e sorelle ucraini inermi. L’efferata guerra, che si è abbattuta su tanti e fa soffrire tutti, provoca in ciascuno paura e sgomento. Avvertiamo dentro un senso di impotenza e di inadeguatezza. Abbiamo bisogno di sentirci dire «non temere». Ma non bastano le rassicurazioni umane, occorre la presenza di Dio, la certezza del perdono divino, il solo che cancella il male, disinnesca il rancore, restituisce la pace al cuore. Ritorniamo a Dio, ritorniamo al suo perdono. (Celebrazione della penitenza, 25 marzo 2022)

O Signore, tu che vedi nel segreto e ci ricompensi al di la di ogni nostra attesa, ascolta la preghiera di quanti confidano in te, soprattutto dei più umili, dei più provati, di coloro che soffrono e fuggono sotto il frastuono delle armi. Rimetti nei cuori la pace, ridona ai nostri giorni la tua pace. E così sia. (Omelia, mercoledì delle ceneri, 2 marzo 2022)

QUARTA  STAZIONE  : Gesù è aiutato da Simone di Cirene a portare la croce 

Noi ti adoriamo, o Cristo,  e ti benediciamo.

Perché con la tua santa croce hai redento il mondo. 

 Mentre conducevano via Gesù, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. (Lc  23,26) 

Quel Cristo che ci ha salvato sulla croce dai nostri peccati, con lo stesso potere del suo totale dono di sé continua a salvarci e redimerci oggi. Guarda la sua croce, aggrappati a lui, lasciati salvare, perché «coloro che si lasciano salvare da lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento». E se pecchi e ti allontani, egli di nuovo ti rialza con il potere della sua croce. Non dimenticare mai che «egli perdona settanta volte sette. Torna a caricarci sulle sue spalle una volta dopo l’altra. Nessuno potrà toglierci la dignità che ci conferisce questo amore infinito e incrollabile. Egli ci permette di alzare la testa e ricominciare, con una tenerezza che mai ci delude e che sempre può restituirci la gioia». (Esortazione apostolica Christus vivit, 25 marzo 2019, n. 119)

Signore, rendici portatori di speranza, perché dove c’è oscurità regni la tua luce,  e dove c’è rassegnazione rinasca la fiducia nel futuro. 

Signore, rendici strumenti della tua giustizia, perché dove c’è esclusione fiorisca la fraternità, e dove c’è ingordigia prosperi la condivisione. 

Signore, rendici costruttori del tuo Regno Insieme con i migranti e i rifugiati e con tutti gli abitanti delle periferie.

 Signore, fa’ che impariamo com’è bello vivere tutti da fratelli e sorelle. Amen. (Messaggio per la 108° Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, Roma, San Giovanni in Laterano, 9 maggio 2022)

QUINTA  STAZIONE : La Veronica asciuga il volto di Gesù 

Noi ti adoriamo, o Cristo,  e ti benediciamo.

Perché con la tua santa croce hai redento il mondo. 

 Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci piacere. (Is 53,2) 

I discepoli riconobbero Gesù nello spezzare il pane, nell’eucaristia. Se noi non ci lasciamo spezzare il velo che offusca i nostri occhi, se non ci lasciamo spezzare l’indurimento del nostro cuore e dei nostri pregiudizi, non potremo mai riconoscere il volto di Dio. L’esperienza dei discepoli di Emmaus ci insegna che non serve riempire i luoghi di culto se i nostri cuori sono svuotati dal timore di Dio e della sua presenza; non serve pregare se la nostra preghiera rivolta a Dio non si trasforma in amore rivolto al fratello. Non serve tanta religiosità se non è animata da tanta fede e da tanta carità. Non serve curare l’apparenza perché Dio guarda al cuore e detesta l’ipocrisia. (Udienza generale, 27 novembre 2019)

 Tu sei il volto visibile del Padre invisibile, del Dio che manifesta la sua onnipotenza soprattutto con il perdono e la misericordia: fa che la Chiesa sia nel mondo il volto visibile di te, suo Signore, risorto e nella gloria.

Hai voluto che i tuoi ministri fossero anch’essi rivestiti di debolezza per sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore: fa’ che chiunque si accosti a uno di loro si senta atteso, amato e perdonato da Dio. (Preghiera per il Giubileo straordinario della Misericordia, 2015)

SESTA STAZIONEGesù incontra la Madre e le donne di Gerusalemme

Noi ti adoriamo, o Cristo,  e ti benediciamo.

Perché con la tua santa croce hai redento il mondo. 

Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”». (Lc 23,27-29) 

Quando si usa violenza non si sa più nulla su Dio, che è Padre, e nemmeno sugli altri, che sono fratelli. Si dimentica perché si sta al mondo e si arriva a compiere crudeltà assurde. Lo vediamo nella follia della guerra, dove si torna a crocifiggere Cristo. Sì, Cristo è ancora una volta inchiodato alla croce nelle madri che piangono la morte ingiusta dei mariti e dei figli. È crocifisso nei profughi che fuggono dalle bombe con i bambini in braccio. È crocifisso negli anziani lasciati soli a morire, nei giovani privati di futuro, nei soldati mandati a uccidere i loro fratelli. Cristo è crocifisso lì, oggi. (Omelia, domenica delle palme, 10 aprile 2022)

O Maria , tu  risplendi sempre nel nostro cammino come segno di salvezza e di speranza.

 Noi ci affidiamo a te, Salute dei malati, che presso la croce sei stata associata al dolore di Gesù, mantenendo ferma la tua fede.

Tu, Salvezza del popolo romano, sai di che cosa abbiamo bisogno e siamo certi che provvederai perché, come a Cana di Galilea, possa tornare la gioia e la festa dopo questo momento di prova. 

Aiutaci, Madre del Divino Amore, a conformarci al volere del Padre e a fare ciò che ci dirà Gesù, che ha preso su di sé le nostre sofferenze e si è caricato dei nostri dolori per condurci, attraverso la croce, alla gioia della risurrezione. Amen. (Santuario del Divino Amore, 11 marzo 2020)

SETTIMA  STAZIONE : Gesù è spogliato delle vesti 

Noi ti adoriamo, o Cristo,  e ti benediciamo.

Perché con la tua santa croce hai redento il mondo. 

Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umilio se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. (Fil 2,5-8

E  che cosa maggiormente stupisce del Signore e della 1 sua Pasqua? Il fatto che lui giunge alla gloria per La via dell’umiliazione. Egli trionfa accogliendo il dolore e la morte, che noi, succubi dell’ammirazione e del successo, eviteremmo. Gesù invece  ci ha detto san Paolo – «svuotò se stesso, […] umiliò se stesso» (Fil 2,7.8). Questo stupisce: vedere l’Onnipotente ridotto a niente. Vedere lui, la Parola che sa tutto, ammaestrarci in silenzio sulla cattedra della croce. Vedere il re dei re che ha per trono un patibolo. Vedere il Dio dell’universo spoglio di tutto. Vederlo coronato di spine anziché di gloria. Vedere lui, la bontà in persona, che viene insultato e calpestato. Perché tutta questa umiliazione? Perché, Signore, ti sei lasciato fare tutto questo? (Omelia, domenica delle palme, 28 marzo 2021)

Dio nostro, Trinità d’amore,  dalla potente comunione della tua intimità divina effondi in mezzo a noi il fiume dell’amore fraterno. Donaci l’amore che traspariva nei gesti di Gesù, nella sua famiglia di Nazaret e nella prima comunità cristiana. Concedi a noi cristiani di vivere il Vangelo e di riconoscere Cristo in ogni essere umano, per vederlo crocifisso nelle angosce degli abbandonati e dei dimenticati di questo mondo e risorto in ogni fratello che si rialza in piedi. Amen. (Enciclica Fratelli tutti, 3 ottobre 2020)

OTTAVA  STAZIONE : Gesù ha sete

Noi ti adoriamo, o Cristo,  e ti benediciamo.

Perché con la tua santa croce hai redento il mondo. 

Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «E compiuto!». (Gv 19,28-30)

 Per noi cristiani, l’acqua rappresenta un elemento essenziale di purificazione e di vita. Il pensiero va subito al battesimo, sacramento della nostra rinascita. L’acqua santificata dallo Spirito è la materia per mezzo della quale Dio ci ha vivificati e rinnovati, è la fonte benedetta di una vita che più non muore […]. Andare a Gesù, abbeverarsi di lui significa incontrarlo personalmente come Signore, attingendo dalla sua parola il senso della vita. Vibrino in noi con forza quelle parole che egli pronunciò sulla croce: «Ho sete» (Gv 19,28). Il Signore chiede ancora di essere dissetato, ha sete di amore. Ci chiede di dargli da bere nei tanti assetati di oggi, per dirci poi: «Ho avuto sete e mi avete dato da bere» (Mt 25,35). Dare da bere, nel villaggio globale, non comporta solo gesti personali di carità, ma scelte concrete e impegno costante per garantire a tutti il bene primario dell’acqua. (Messaggio per la celebrazione della IV Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, 1 settembre 2018)

Altissimo Dio, Signore del tempo e della storia, tu per amore hai creato il mondo e non smetti mai di riversare sulle tue creature le tue benedizioni. Tu, al di là dell’oceano della sofferenza e della morte, al di là delle tentazioni della violenza, dell’ingiustizia e dell’iniquo guadagno, accompagni i tuoi figli e le tue figlie con tenero amore di Padre […]. Non abbiamo alzato al Cielo mani pure ( 1Tm 2,8), ma dalla terra è salito ancora una volta il grido del sangue innocente ( Gen 4,10). Signore, mentre ti affidiamo le tante vittime dell’odio dell’uomo contro l’uomo, invochiamo il tuo perdono e supplichiamo la grazia della conversione: Kyrie eleison! Kyrie eleison! Kyrie eleison! (Preghiera di suffragio per le vittime della guerra, Mosul, 7 marzo 2021)

NONA STAZIONEGesù dona il suo Spirito 

Noi ti adoriamo, o Cristo,  e ti benediciamo.

Perché con la tua santa croce hai redento il mondo. 

Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. (Gv 19,30) 

Il Cuore di Cristo non è una pia devozione per sentire un po’ di calore dentro, non è un’immaginetta tenera che suscita affetto, no, non è questo. È un cuore appassionato – basta leggere il Vangelo -, un cuore ferito d’amore, squarciato per noi sulla croce. Abbiamo sentito come il Vangelo ne parla: «Una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua» (Gv 19,34). Trafitto, dona; morto, ci dà vita. Il Sacro Cuore è l’icona della passione: ci mostra la tenerezza viscerale di Dio, la sua passione amorosa per noi, e al contempo, sormontato dalla croce e circondato di spine, fa vedere quanta sofferenza sia costata la nostra salvezza. Nella tenerezza e nel dolore, quel cuore svela insomma qual è la passione di Dio. Qual è? L’uomo, noi. E qual è lo stile di Dio? Vicinanza, compassione e tenerezza. Questo è lo stile di Dio: vicinanza, compassione e tenerezza. (Omelia, 5 novembre 2021)

Vieni, Spirito Santo! Mostraci la tua bellezza riflessa in tutti i popoli della terra, per scoprire che tutti sono importanti, che tutti sono necessari, che sono volti differenti della stessa umanità amata da Dio. Amen. (Enciclica Fratelli tutti, 3 ottobre 2020)

DECIMA STAZIONE :  Gesù sulla croce prega per i peccatori 

Noi ti adoriamo, o Cristo,  e ti benediciamo.

Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». (Lc  23,33-34)

 Fratelli, sorelle, accogliamo la certezza che Dio può perdonare ogni peccato. Dio perdona tutti, può perdonare ogni distanza, mutare ogni pianto in danza (cf. Sal 30,12); la certezza che con Cristo c’è sempre posto per ognuno; che con Gesù non è mai finita, non è mai troppo tardi. Con Dio si può sempre tornare a vivere. Coraggio, camminiamo verso la Pasqua con il suo perdono. Perché Cristo continuamente intercede presso il Padre per noi (cf. Eb 7,25) e, guardando il nostro mondo violento, il nostro mondo ferito, non si stanca di ripetere – e noi lo facciamo adesso con il nostro cuore, in silenzio – di ripetere: Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno. (Omelia, domenica delle palme, 10 aprile 2022) 

Dio onnipotente e misericordioso, che ci hai riuniti nel nome del tuo Figlio, per darci grazia e misericordia nel momento opportuno, apri i nostri occhi perché vediamo il male commesso e tocca il nostro cuore perché ci convertiamo a te. Il tuo amore ricomponga nell’unità ciò che la colpa ha disgregato; la tua potenza guarisca le nostre ferite e sostenga la nostra debolezza. Il tuo Spirito rinnovi tutta la nostra vita e ci ridoni la forza della tua carità, perché risplenda in noi l’immagine del tuo Figlio e tutti gli uomini riconoscano nel volto della Chiesa la gloria di colui che hai mandato, Gesù Cristo nostro Signore. Amen. (Celebrazione della Penitenza, 13 marzo 2022)

UNDICESIMA STAZIONE : Gesù affida il discepolo alla Madre 

Noi ti adoriamo, o Cristo,  e ti benediciamo.

Perché con la tua santa croce hai redento il mondo. 

Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Cléopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre! ». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. (Gv 19,25-27) 

Onorare la Madonna e dire: «Questa è mia Madre», perché lei è Madre. E questo è il titolo che ha ricevuto da Gesù, proprio lì, nel momento della croce (cf. Gv 19,26-27). I tuoi figli, tu sei Madre. Non l’ha fatta primo ministro o le ha dato titoli di “funzionalità”. Soltanto “Madre”. E poi, gli Atti degli Apostoli la fanno vedere in preghiera con gli apostoli come Madre (cf. At 1,14). La Madonna non ha voluto togliere a Gesù alcun titolo; ha ricevuto il dono di essere Madre di lui e il dovere di accompagnare noi come Madre, di essere nostra Madre […]. Soltanto discepola e Madre. E così, come Madre noi dobbiamo pensarla, dobbiamo cercarla, dobbiamo pregarla. È la Madre. Nella Chiesa Madre. Nella maternità della Madonna vediamo la maternità della Chiesa che riceve tutti, buoni e cattivi: tutti.

Oggi ci farà bene fermarci un po’ e pensare al dolore e ai dolori della Madonna. È la nostra Madre. E come li ha portati, come li ha portati bene, con forza, con pianto: non era un pianto finto, era proprio il cuore distrutto di dolore. Ci farà bene fermarci un po’ e dire alla Madonna: «Grazie per avere accettato di essere Madre quando l’angelo te lo ha detto e grazie per avere accettato di essere Madre quando Gesù te lo ha detto». (Omelia, 3 aprile 2019) 

Dio, che concedi alla tua Chiesa di imitare la beata Vergine Maria nella contemplazione della passione di Cristo, donaci, per sua intercessione, di conformarci sempre più al tuo Figlio unigenito e di giungere alla pienezza della sua grazia. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen. (Santuario nazionale della B.V.M. dei Sette Dolori [Sastín], Budapest, 15 settembre 2021)

DODICESIMA  STAZIONE:  Gesù muore sulla croce 

Noi ti adoriamo, o Cristo,  e ti benediciamo.

Perché con la tua santa croce hai redento il mondo. 

Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloi, Eloi, lemà sabactani?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? » […]. Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. (Mc 15,34.36-37)

 Adesso, nell’ora del supremo sacrificio sulla croce, porta a compimento l’opera affidatagli dal Padre: entra nell’abisso della sofferenza, entra in queste calamità di questo mondo, per redimere e trasformare. E anche per liberare ognuno di noi dal potere delle tenebre, dalla superbia, dalla resistenza a essere amati da Dio. E questo, solo l’amore di Dio può farlo. Dalle sue piaghe siamo stati guariti (cf. IPt 2,24), dice l’apostolo Pietro, dalla sua morte siamo stati rigenerati, tutti noi. E grazie a lui, abbandonato sulla croce, mai più nessuno è solo nel buio della morte. Mai, lui è sempre accanto: bisogna soltanto aprire il cuore e lasciarsi guardare da lui. (Udienza generale, 31 marzo 2021)

Cari fratelli e sorelle, nel dolore di questa guerra facciamo una preghiera tutti insieme, chiedendo al Signore il perdono e chiedendo la pace. Pregheremo una preghiera scritta da un Vescovo italiano. Perdonaci la guerra, Signore.

 Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi misericordia di noi peccatori. 

Signore Gesù, nato sotto le bombe di Kiev, abbi pietà di noi.

 Signore Gesù, morto in braccio alla mamma in un bunker di Kharkiv, abbi pietà di noi. 

Signore Gesù, mandato ventenne al fronte, abbi pietà di noi. 

Signore Gesù, che vedi ancora le mani armate all’ombra della tua croce, abbi pietà di noi!

Perdonaci Signore, perdonaci, se non contenti dei chiodi con i quali trafiggemmo la tua mano, continuiamo ad abbeverarci al sangue dei morti dilaniati dalle armi. Perdonaci, se queste mani che avevi creato per custodire, si sono trasformate in strumenti di morte.

 Perdonaci, Signore, se continuiamo ad uccidere nostro fratello, perdonaci se continuiamo come Caino a togliere le pietre dal nostro campo per uccidere Abele. Perdonaci, se continuiamo a giustificare con la nostra fatica la crudeltà, se con il nostro dolore legittimiamo l’efferatezza dei nostri gesti.

 Perdonaci la guerra, Signore. Perdonaci la guerra, Signore. 

Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, ti imploriamo! Ferma la mano di Caino! Illumina la nostra coscienza, non sia fatta la nostra volontà, non abbandonarci al nostro agire!

 Fermaci, Signore, fermaci! 

E quando avrai fermato la mano di Caino, abbi cura anche di lui. È nostro fratello. 

O Signore, poni un freno alla violenza! Fermaci, Signore! Amen. 

(Udienza generale, 16 marzo 2022)

TREDICESIMA STAZIONE : Gesù è trafitto al costato 

Noi ti adoriamo, o Cristo,  e ti benediciamo.

Perché con la tua santa croce hai redento il mondo. 

Venuti da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco e subito ne uscì sangue e acqua.                      (Gv 19,33-34)

Ricordiamo che «è la contemplazione del volto di  Gesù morto e risorto che ricompone la nostra umanità, anche quella frammentata per le fatiche della vita, o segnata dal peccato. Non dobbiamo addomesticare la potenza del volto di Cristo» […]. E se davanti al volto di Cristo ancora non riesci a lasciarti guarire e trasformare, allora penetra nelle viscere del Signore, entra nelle sue piaghe, perché lì ha sede la misericordia divina. (Esortazione apostolica Gaudete et exsultate, 19 marzo 2018, n. 151)

Anima di Cristo, santificami.

 Corpo di Cristo, salvami. 

Sangue di Cristo, inebriami. 

Acqua del costato di Cristo, lavami. 

Passione di Cristo, fortificami. 

Oh buon Gesù, esaudiscimi. 

Nelle tue piaghe, nascondimi.

Non permettere che io sia separato da te. 

Dal nemico maligno difendimi. 

Nell’ora della mia morte chiamami, e comandami di venire a te, perché con i tuoi santi ti lodi, nei secoli dei secoli. Amen. 

(Preghiera di autore anonimo del XIV sec.)

QUATTORDICESIMA   STAZIONEGesù è deposto nel sepolcro 

Noi ti adoriamo, o Cristo,  e ti benediciamo.

Perché con la tua santa croce hai redento il mondo. 

Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca. (Is 53,9) 

Fratelli e sorelle, la nostra speranza si chiama Gesù. Egli è entrato dentro il sepolcro del nostro pecca-to, è arrivato nel punto più lontano in cui ci eravamo perduti, ha percorso i grovigli delle nostre paure, ha portato il peso delle nostre oppressioni e, dagli abissi più oscuri della nostra morte, ci ha risvegliati alla vita e ha trasformato il nostro lutto in danza. Facciamo Pasqua con Cristo! Egli è vivo e ancora oggi passa, trasforma, libera. Con lui il male non ha più potere, il fallimento non può impedirci di ricominciare, la morte diventa passaggio per l’inizio di una vita nuova. Perché con Gesù, il Risorto, nessuna notte è infinita; e anche nel buio più fitto, in quel buio brilla la stella del mattino. (Omelia, sabato santo, 16 aprile 2022)

 Signore, benedici il mondo, dona salute ai corpi e conforto ai cuori. Ci chiedi di non avere paura. Ma la nostra fede è debole e siamo timorosi. Però tu, Signore, non lasciarci in balia della tempesta. Ripeti ancora: «Voi non abbiate paura» (Mt 28,5). E noi, insieme a Pietro, «gettiamo in te ogni preoccupazione, perché tu hai cura di noi» (1Pt 5,7). (Preghiera per la pandemia, 27 marzo 2020)

QUINDICESIMA  STAZIONE : La pace della Pasqua 

Noi ti adoriamo, o Cristo,  e ti benediciamo.

Perché con la tua santa croce hai redento il mondo. 

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». (Gv 20,19-21) 

La pace che Gesù ci dà a Pasqua non è la pace che segue le strategie del mondo, il quale crede di ottenerla attraverso la forza, con le conquiste e con varie forme di imposizione. Questa pace, in realtà, è solo un intervallo tra le guerre: lo sappiamo bene. La pace del Signore segue la via della mitezza e della croce: è farsi carico degli altri. Cristo, infatti, ha preso su di sé il nostro male, il nostro peccato e la nostra morte. Ha preso su di sé tutto questo. Così ci ha liberati. Lui ha pagato per noi. La sua pace non è frutto di qualche compromesso, ma nasce dal dono di sé. Questa pace mite e coraggiosa, però, è difficile da accogliere. Infatti, la folla che osannava Gesù è la stessa che dopo pochi giorni grida: «Crocifiggilo» e, impaurita e delusa, non muove un dito per lui.

Gesù, prima della sua ultima Pasqua, disse ai suoi: «Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore» (Gv 14,27). Sì, perché mentre il potere mondano lascia solo distruzione e morte – lo abbiamo visto in questi giorni -, la sua pace edifica la storia, a partire dal cuore di ogni uomo che la accoglie. Pasqua è allora la vera festa di Dio e dell’uomo, perché la pace, che Cristo ha conquistato sulla croce nel dono di sé, viene distribuita a noi. Perciò il Risorto, il giorno di Pasqua, appare ai discepoli e come li saluta? «Pace a voi!» (Gv 20,19.21). 

Questo è il saluto di Cristo vincitore, di Cristo risorto. Fratelli, sorelle, Pasqua significa “passaggio”. È, soprattutto quest’anno, l’occasione benedetta per passare dal dio mondano al Dio cristiano, dall’avidità che ci portiamo dentro alla carità che ci fa liberi, dall’attesa di una pace portata con la forza all’impegno di testimoniare concretamente la pace di Gesù. Fratelli e sorelle, mettiamoci davanti al Crocifisso, sorgente della nostra pace, e chiediamogli la pace del cuore e la pace nel mondo. (Udienza generale, 13 aprile 2022) 

Preghiera finale 

Padre misericordioso, che fai sorgere il sole sui buoni e sui cattivi, 

non abbandonare l’opera delle tue mani, 

per la quale non hai esitato a consegnare il tuo unico Figlio, 

nato dalla Vergine, crocifisso sotto Ponzio Pilato,

 morto e sepolto nel cuore della terra, risuscitato dai morti il terzo giorno,

apparso a Maria di Magdala, a Pietro, agli altri apostoli e discepoli,

 sempre vivo nella santa Chiesa, suo Corpo vivente nel mondo.

Tieni accesa nelle nostre famiglie la lampada del Vangelo, 

che rischiara gioie e dolori, fatiche e speranze:

ogni casa rifletta il volto della Chiesa, la cui legge suprema è l’amore.

Per l’effusione del tuo Spirito, 

aiutaci a spogliarci dell’uomo vecchio, corrotto dalle passioni ingannatrici, 

e rivestici dell’uomo nuovo, creato secondo la giustizia e la santità.

Tienici per mano, come un Padre, perché non ci allontaniamo da te; 

converti al tuo cuore i nostri cuori ribelli,  perché impariamo a seguire progetti di pace; 

porta gli avversari a stringersi la mano, perché gustino il perdono reciproco;  disarma la mano alzata del fratello contro il fratello, perché dove c’è l’odio fiorisca la concordia.

Fa che non ci comportiamo da nemici della croce di Cristo, per partecipare alla gloria della sua risurrezione. 

Egli vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo, per tutti i secoli dei secoli.

Amen.

( Via crucis, 15 aprile 2022)

Scritta da: Padre Giancarlo Paris, Edizioni Messaggero Padova