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Gli Appelli del messagio di Fatima

Per  una maggiore comprensione del messaggio che “Nostra Signora del Rosario” ci ha dato a Fatima, affidandolo ai tre Pastorelli Lucia, Francesco e Giacinta, ogni sabato, escluso il primo sabato del mese, leggiamo e riflettiamo su  alcuni stralci dell’opera “ Gli Appelli  del messaggio di Fatima”  scritto da Suor Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato ( nome assunto da religiosa da Lucia dos Santos, pastorella di Fatima).

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Quarto appello del Messaggio: Vi amo ( 3°parte di 3)

…… Allo stesso modo, e sempre a proposito della raccomandazione che Cristo ci ha fatto poco fa, (Io sono la via, la verità e la vita) dobbiamo vedere in ogni paternità e sapienza umana la paternità e la sapienza di Dio, dal quale, come dall’unica vera fonte, deriva qualsiasi altra paternità e sapienza. Così chiamiamo “padre“ colui che verso di noi fa le veci di Dio e del quale Dio si è voluto servire per darci la vita; e chiamiamo “maestro“ colui che il nome di Dio ci insegna. In questo modo vediamo Dio in tutti; e in tutti riconosciamo l’immagine di Dio, certi che siamo tutti figli e servi dello stesso Dio.
Questo è il vero cammino che Cristo ci ha insegnato: cammino di verità, cammino di vita, di speranza e di pace. Per seguirlo dobbiamo rinunciare alla via della menzogna, dell’illusione e della fantasia che ci rende vassalli del mondo. Perché vogliamo vivere illusi? Vivere ingannati dalle false compagnie, dalle false promesse, dalle false idee che trascinano e precipitano nel male e nella disgrazia? Vivere ingannati dalla propria fantasia e dalle cattive inclinazioni, che ci portano a cercare la felicità dove essa non c’è?! Vivere ingannati dalla cupidigia degli onori, delle ricchezze, dei primi posti, senza pensare che questo finisce quanto meno nell’umiliazione del nulla?! Un giorno Gesù si lamentò di questa cecità con la quale si vive nel mondo, dicendo: “ Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini.(…) Amano posti d’onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare “rabbì“ dalla gente“ (Mt 23,5-7). Dopo questa vita, cosa resta di tutto ciò? 
E dove finiranno queste anime e questi corpi nel giorno della risurrezione? A loro è mancata la fede, a loro è mancata la speranza, a loro è mancato l’amore puro verso Dio e il loro prossimo per amore di Dio. Su questo l’apostolo Paolo è chiaro: “O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né effemminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno Il regno di Dio” (1 Cor. 6,9-10). Qui vediamo quale sia la sorte di coloro che si ostinano a volere continuare su tali vie rifiutandosi di retrocedere emendandosi, pentendosi e facendo penitenza per avviarsi sul cammino della fede, della speranza e della carità, che è l’amore puro verso Dio e verso il prossimo, per amore di Dio. 
Questa è la via che conduce alla vita. E, sulla via della vita che dobbiamo seguire, la luce è Cristo, come egli stesso ha dichiarato: “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita“ (Gv8,12). Questa luce risplende sui nostri passi attraverso la parola, la vita e gli esempi di Cristo. Ci basta voler camminare dietro a lui. E non ci manca nemmeno il suo stimolo e il suo invito a farlo, espresso con queste parole: “Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno“. E l’evangelista spiega: “Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbe ricevuto i credenti in lui“ (Gv7,37-39).
Quest’acqua di cui ci parla il Signore è dunque simbolo dello Spirito, perché lo Spirito è in noi la vita, o meglio, dallo Spirito di Dio nasce e zampilla in noi la vita soprannaturale. Era a questo stesso dono dello Spirito che Gesù pensava quando rivelò alla Samaritana di possedere un’acqua molto superiore a quella che lei andava a prendere al pozzo. (Gv4,13-14). È l’acqua della grazia nella quale dobbiamo immergerci e che dobbiamo ricevere in noi, per farla poi zampillare da noi in modo che rinfreschi le aride anime dei nostri fratelli e porti loro i frutti della vita eterna.
E questo affinché nelle nostre anime la fede non vacilli, la speranza non si indebolisca e la carità non si spenga, ma cresca e diventi sempre più il legame della nostra unione intima con Dio e con il prossimo, per una reciproca comprensione, aiuto e perdono, affinché tra tutti ci sia pace, gioia e amore, secondo il precetto del Signore: “Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.(…) Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato” (Gv15,9-12). 

Ave Maria!