Categories: Chiamata all'impegno

Gli Appelli del messaggio di Fatima

Per  una maggiore comprensione del messaggio che “Nostra Signora del Rosario” ci ha dato a Fatima, affidandolo ai tre Pastorelli Lucia, Francesco e Giacinta, ogni sabato, escluso il primo sabato del mese, leggiamo e riflettiamo su  alcuni stralci dell’opera “ Gli Appelli  del messaggio di Fatima”  scritto da Suor Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato ( nome assunto da religiosa da Lucia dos Santos, pastorella di Fatima).

______________________________________________________________________________

Terza parte – I COMANDAMENTI DELLA LEGGE DI DIO

Adorare soltanto l’unico vero Dio

«Non avere altri dei di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù in cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a quelle cose e non le servirai. Perché solo io, il Signore, sono il tuo Dio » (Dt5,7-9).

Già nel secondo appello del Messaggio abbiamo parlato dell’adorazione che dobbiamo a Dio. Vediamo ora perché Dio ha voluto darci il precetto di adorare solo lui. Sarà che Dio ha bisogno della nostra adorazione? Certamente no! Dio è infinitamente felice in se stesso, non ha bisogno di nessuno e di nulla; ha in sé tutti i beni, e tutto quanto esiste gli appartiene per diritto di creazione, e può disporre liberamente di tutto senza che nessuna cosa gli si possa opporre. Allora perché ha preteso solo per lui la nostra adorazione?

Il motivo per averci dato un tale precetto è perché egli è l’unico Dio vivo, vero, eterno e degno di essere adorato; è l’unico Dio capace di accettare la nostra adorazione e di ricompensarla.

Questo comandamento è un precetto dettato dall’amore. Dio ci ordina di adorare solo lui perché non andiamo in giro ad adorare false divinità – divinità che non sono nulla, non valgono nulla, e nulla possono fare per noi.

Lo chiamo anche il precetto dell’amore, visto che la nostra adorazione dev’essere il frutto del nostro amore verso Dio e della nostra gratitudine, perché egli ci ha amato per primo: ci ha amato con amore eterno e, mosso da questo amore, ci ha creati, ci ha circondati di tanti benefici nell’ordine della natura e nell’ordine della grazia, e ci ha destinati alla vita eterna, dove condivideremo tutti i suoi doni.

L’osservanza di questo comandamento ci avvicina a Dio: attraverso di esso troveremo la misericordia, il perdono e la grazia.

Ci racconta la Sacra Scrittura che quando Mosè sali sul monte Sinai per ricevere da Dio le leggi che avrebbero dovuto governare il suo popolo, questo, che intanto era rimasto ai piedi della montagna, fabbricò un vitello d’oro e si mise ad adorarlo. Vedendo ciò, Dio si lamentò con Mosè dicendogli: « Va’, scendi, perché il tuo popolo, che tu hai fatto uscire dal paese d’Egitto, si è pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicata! Si son fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: Ecco il tuo Dio, Israele; colui che ti ha fatto uscire dal paese di Egitto”. (…) Mosè ritornò e scese dalla montagna con in mano le due tavole della Testimonianza, tavole scritte sui due lati, da una parte e dall’altra. Le tavole erano opera di Dio, la scrittura era scrittura di Dio, scolpita sulle tavole. (…) Quando si fu avvicinato all’accampamento, vide il vitello e le danze. Allora si accese l’ira di Mosè: egli scaglio dalle mani le tavole e le spezzò ai piedi della montagna. Poi afferrò il vitello che quelli avevano fatto, lo bruciò nel fuoco, lo frantumò fino a ridurlo in polvere, ne sparse la polvere nell’acqua e la fece trangugiare agli Israeliti“» (Es 22,7-20).

«Il giorno dopo Mosè disse al popolo: “Voi avete commesso un grande peccato; ora salirò verso il Signore: forse otterrò il perdono della vostra colpa”. Mosè ritornò dal Signore e disse: “Questo popolo ha commesso un grande peccato (…) Ma ora, se tu perdonassi il loro peccato. E se no, cancellami dal tuo libro che hai scritto!”. II Signore disse a Mosè: “lo cancellerò dal mio libro colui che ha peccato contro di me. Ora va’, conduci il popolo là dove io ti ho detto”» (Es 32,30-34).

«Mosè disse al Signore: “Vedi, tu mi ordini: Fa’ salire questo popolo, ma non mi hai indicato chi manderai con me (…)”. Rispose: “lo camminerò con voi e ti darò riposo”. Riprese: “Se tu non camminerai con noi, non farci salire di qui. (…) Mostrami la tua Gloria!”. Rispose: “Farò passare davanti a te tutto il mio splendore e proclamerò il mio nome: Signore, davanti a te. Farò grazia a chi vorrò far grazia e avrò misericordia di chi vorrò aver misericordia”» (Es 33,12-19).

«Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. (…) Mosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. Disse: “Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, mio Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Si, è un popolo di dura cervice, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa’ di noi la tua eredità”» (Es 34,5-9).

Questi fatti ci mostrano come Mosè, con l’amore che aveva per Dio e per il prossimo, con la sua umile preghiera e adorazione, ottenne il perdono per il popolo, riconciliandolo con Dio, dal quale si era allontanato con il peccato dell’idolatria.

Per scelta divina noi siamo i continuatori di questo popolo di Dio, come ci indica Gesù Cristo nella parabola del buon pastore: « lo sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. (…) E ho altre pecore che non sono di quest’ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore » (Gv 10,11-16). Non dubito che queste pecore, che il divino salvatore è venuto a prendere e condurre nel loro ovile, sono tutti i popoli che hanno ascoltato la sua voce e lo hanno seguito. Perciò credo che possiamo considerare come detto anche a noi ciò che Mosè disse agli Israeliti: « Ecco, al Signore tuo Dio appartengono i cieli, i cieli dei cieli, la terra e quanto essa contiene. Ma il Signore predilesse soltanto i tuoi padri, li amò e, dopo loro, ha scelto fra tutti i popoli la loro discendenza, cioè voi, come oggi. Circoncidete dunque il vostro cuore ostinato e non indurite più la vostra nuca; perché il Signore vostro Dio è il Dio degli dei, il Signore dei signori, il Dio grande, forte e terribile, che non usa parzialità e non accetta regali. (…) Temi il Signore tuo Dio, a lui servi, restagli fedele e giura nel suo nome » (Dt 10,14-20).

Come ci dice qui Mosè, leghiamoci soltanto a Dio, adoriamo soltanto lui, soltanto lui e per lui serviamo e amiamo, perché la nostra adorazione è frutto dell’amore che crede, spera, confida e ama, e si abbandona e dona pienamente all’essere amato, che è Dio.

«Signore, io credo, adoro, spero e vi amo!».

Ave Maria!