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Gli appelli del Messaggio di Fatima

Per  una maggiore comprensione del messaggio che “Nostra Signora del Rosario” ci ha dato a Fatima, affidandolo ai tre Pastorelli Lucia, Francesco e Giacinta, ogni sabato, escluso il primo sabato del mese, leggiamo e riflettiamo su  alcuni stralci dell’opera “ Gli Appelli  del messaggio di Fatima”  scritto da Suor Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato ( nome assunto da religiosa da Lucia dos Santos, pastorella di Fatima).

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Appello a smettere di offendere Dio



Quindicesimo appello del Messaggio: « Non offendete più Dio Nostro Signore che è già molto offeso» (Nostra Signora, 13 ottobre 1917) – (Parte 2° di 2)

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Non offendiamo più l’amore di Dio! E l’amore che gli dobbiamo ci porterà ad amare il prossimo. Nessuno può dire che ama una persona se odia e maltratta i suoi figli, perché naturalmente il padre considera fatto a se stesso ciò che si fa ai figli. Lo stesso possiamo pensare della reazione di Dio di fronte all’amore che diamo o neghiamo al prossimo: sono i suoi figli.

Nel caso di Dio e dei suoi figli, un’altra ragione ci obbliga: sono nostri fratelli! Ma, accade che « No, anzi, un fratello viene chiamato in giudizio dal fratello e per di più davanti a infedeli! E dire che è già per voi una sconfitta avere liti vicendevoli! Perché non subire piuttosto l’ingiustizia? Perché non lasciarvi piuttosto privare di ciò che vi appartiene? Siete voi invece che commettete ingiustizia e rubate, e ciò ai fratelli! O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio» (1 Cor 6,6-10)

Dobbiamo evitare il peccato, per non offendere Dio né perdere il diritto alla vita eterna: il peccato interrompe i nostri rapporti con Dio e avvelena nel cuore il posto che dobbiamo agli altri; diventiamo indegni dell’amicizia di Dio e di condividere la sua gloria. Perciò, San Paolo ci raccomanda: «Ciascuno esamini invece la propria condotta e allora solo in se stesso (se è buona) e non negli altri troverà motivo di vanto. Ciascuno infatti porterà il proprio fardello. Chi viene istruito nella dottrina, faccia parte di quanto possiede a chi lo istruisce. Non vi fate illusioni; non ci si può prendere gioco di Dio. Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato. Chi semina nella sua carne, dalla carne raccoglierà corruzione; chi semina nello Spirito, dallo Spirito raccoglierà vita eterna. E non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo tempo mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo l’occasione, operiamo il bene verso tutti, soprattutto verso i fratelli nella fede» (Gal 6,4-10).

Abbiamo qui ben indicato il cammino che dobbiamo seguire per vivere secondo la legge dell’amore verso Dio e verso il prossimo, per amore di Dio. È la via proposta, insegnata e percorsa da Gesù Cristo; come ci dice san Paolo, non vorremmo dare ascolto a maestri diversi! « Camminate dunque nel Signore Gesù Cristo, come l’avete ricevuto, ben radicati e fondati in lui, saldi nella fede come vi è stato insegnato, abbondando nell’azione di grazie. Badate che nessuno vi inganni con la sua filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo. È in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi avete in lui parte alla sua pienezza, di lui cioè che è il capo di ogni Principato e di ogni Potestà » (Col 2,6-10). Tutta questa dottrina dell’apostolo è meravigliosa, poiché lancia davanti a noi dei fasci di luce che guidano i nostri passi, irrobustiscono la nostra fragilità e illuminano la nostra fede e la nostra intelligenza.

Ma non possiamo pensare che per adempiere alle prescrizioni del Messaggio e del precetto dell’amore sia sufficiente evitare il peccato per non offendere Dio. È sicuramente il primo passo, ma non basta; perché, se siamo freddi, indifferenti o sprezzanti verso nostro padre, nostra madre, o qualcuno a cui dobbiamo dei favori, risulta evidente che ci stiamo comportando ingiustamente e siamo ingrati verso tale persona e la offendiamo. Lo stesso avviene con Dio, che è per noi più che un padre: lo offendiamo con le nostre freddezze, dimenticanze, indifferenze e disprezzi, ci comportiamo con lui in modo ingrato, come chi non riconosce il suo maggiore benefattore, colui al quale dobbiamo di più.

Guardiamo Gesù Cristo nel Vangelo! La grande preoccupazione del suo cuore era di far conoscere agli uomini l’amore del Padre, amarlo e farlo amare, osservando i suoi precetti e la sua parola. Per questo ci offre come esempio se stesso: « Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. (…) Tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. (…) Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri » (Gv 15,9-17). Nel fatto di avere in sé l’amore del Padre e di corrispondervi sta la gioia di Gesù Cristo, della quale ci vuole fare partecipi lasciando trasbordare dal suo cuore la conoscenza del Padre: «Apertamente vi parlerò del Padre (…): il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre » (Gv16,25-28).

Nella preghiera sacerdotale al Padre suo, Gesù può dire di aver compiuto la missione ricevuta: « lo ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. (…) Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. lo prego per loro (…) perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie. (…) Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi » (Gv 17,4-11).

L’amore è il laccio che deve stringere la nostra unione con Dio e con il prossimo, identificarci con il Cuore di Cristo, fonderci nel Cuore di Dio, in modo che la nostra volontà sia la sua, e la nostra unica aspirazione sia il possesso pieno del suo amore.

Ave Maria!