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Gli Appelli del Messaggio di Fatima

Per  una maggiore comprensione del messaggio che “Nostra Signora del Rosario” ci ha dato a Fatima, affidandolo ai tre Pastorelli Lucia, Francesco e Giacinta, ogni sabato, escluso il primo sabato del mese, leggiamo e riflettiamo su  alcuni stralci dell’opera “ Gli Appelli  del messaggio di Fatima”  scritto da Suor Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato ( nome assunto da religiosa da Lucia dos Santos, pastorella di Fatima).

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Appello alla recita quotidiana del Rosario

Decimo appello del Messaggio: Questo appello è stato fatto la prima volta il 13 maggio del 1917, quando i tre poveri bambini di Aljustrel stavano pascolando il loro gregge nel campo chiamato Cova di Iria (parte 2 di 4)

……Gesù ci ha insegnato a pregare anche così: « Padre nostro, (…) rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori »(Mt-6,12).

Qui è chiaro che per ottenere il perdono dei nostri peccati dobbiamo chiederlo a Dio, e che la misura del perdono da ricevere sarà la stessa che avremo usato con il prossimo perdonando le offese che ci ha fatto. Perdonate e sarete perdonati, come spiega Gesù nel concludere la preghiera domenicale: « Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi, ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe » (Mt 6,14-15).

La fede in questa possibilità di espiazione del peccato anche dopo la morte è presente anche in una narrazione del secondo Libro dei Maccabei: «Poiché gli uomini di Esdrin combattevano da lungo tempo ed erano stanchi, Giuda supplicò il Signore che si mostrasse loro alleato e guida nella battaglia. Poi, intonato nella lingua paterna il grido di guerra che si accompagnava agli inni, diede un assalto improvviso alle truppe di Gorgia e le mise in fuga. Giuda poi radunò l’esercito e venne alla città di Odollam; poiché si compiva la settimana, si purificarono secondo l’uso e vi passarono il sabato. Il giorno dopo, quando ormai la cosa era diventata necessaria, gli uomini di Giuda andarono a raccogliere i cadaveri per deporli con i loro parenti nei sepolcri di famiglia. Ma trovarono sotto la tunica di ciascun morto oggetti sacri agli idoli di lamnia, che la legge proibisce ai Giudei; fu perciò a tutti chiaro il motivo per cui costoro erano caduti. Perciò tutti, benedicendo l’operato di Dio, giusto giudice che rende palesi le cose occulte, ricorsero alla preghiera, supplicando che il peccato commesso fosse pienamente perdonato. Il nobile Giuda esortò tutti quelli del popolo a conservarsi senza peccati, avendo visto con i propri occhi quanto era avvenuto per il peccato dei caduti.

Poi fatta una colletta, con tanto a testa, per circa duemila dramme d’argento, le inviò a Gerusalemme perché fosse offerto un sacrificio espiatorio, agendo così in modo molto buono e nobile, suggerito dal pensiero della risurrezione. Perché se non avesse avuto ferma fiducia che i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i morti.

Ma se egli considerava la magnifica ricompensa riservata a coloro che si addormentano nella morte con sentimenti di pietà, la sua considerazione era santa e devota. Perciò egli fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato » (2 Mc 12,36-46).

Questo passo della Sacra Bibbia ci aiuta a capire meglio questa verità della nostra fede rappresentata dal Purgatorio come luogo di espiazione dove le anime di coloro che muoiono in grazia si purificano dalle macchie del peccato prima di essere ammesse al possesso della felicità eterna accanto a Dio.

Perciò Nostra Signora, rispondendo alla domanda che le rivolsi su quella ragazza – Amelia -, disse: « È in Purgatorio fino alla fine del mondo ». Forse ci sembrerà molto, ma la misericordia di Dio è sempre grande. Quanto lo abbiamo offeso gravemente con i nostri peccati e con ciò meritato l’inferno! Eppure, egli ci perdona e ci concede il tempo per riparare ad essi e, attraverso la riparazione e la purificazione, salvarci. Ma non basta, accetta le preghiere e i sacrifici che altri gli offrono per coloro che si trovano in questo luogo di espiazione.

Poi, Nostra Signora rivolse agli umili bambini questa domanda:

« Volete offrirvi a Dio per sopportare tutte le sofferenze che Egli vorrà inviarvi, in atto di riparazione dei peccati con i quali viene offeso e di supplica per la conversione dei peccatori? ». Al che risposi a nome dei tre: « Si, lo vogliamo! ».

All’epoca, questa risposta fu data in modo spontaneo e incosciente, perché nemmeno lontanamente supponevo quale sarebbe stata la sua piena portata. Ma non me ne sono mai pentita, anzi, la rinnovo ogni giorno, chiedendo a Dio la grazia e la forza necessarie a compierla con fedeltà fino alla fine.

Questa domanda di Nostra Signora mi fa ricordare quella che Gesù Cristo fece ai due figli di Zebedeo quando questi gli chiesero i primi due posti nel regno dei Cieli ed egli rispose: «”Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?“. Gli dicono: “Lo possiamo” » (Mt 21,22).

Per salvarci, tutti dobbiamo bere il calice del sacrificio, della rinuncia ai propri piaceri quando sono illeciti, alle proprie inclinazioni quando esse ci trascinano sulla via del male, alle proprie comodità se esagerate; e dobbiamo invece abbracciare i sacrifici che la vita porta con sé, sia quelli di ordine materiale e fisico, sia quelli di ordine morale, sociale e spirituale.

Ebbene, questo sacrificio ricade su tutti, anche su quelli che non hanno la felicità di possedere il dono della fede. Anche loro incontrano sulla loro strada il sacrificio, perché tutta l’umanità è marcata dal segno della croce redentrice di Cristo, anche se non la conosce o non ne vuole approfittare. Tutti dobbiamo portare la parte di croce di Cristo che ci spetta nell’opera della redenzione, perché la croce pesa a causa del peccato, o meglio, il peccato porta in sé il peso della croce. …….