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Gli Appelli del Messaggio di Fatima

Per  una maggiore comprensione del messaggio che “Nostra Signora del Rosario” ci ha dato a Fatima, affidandolo ai tre Pastorelli Lucia, Francesco e Giacinta, ogni sabato, escluso il primo sabato del mese, leggiamo e riflettiamo su  alcuni stralci dell’opera “ Gli Appelli  del messaggio di Fatima”  scritto da Suor Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato ( nome assunto da religiosa da Lucia dos Santos, pastorella di Fatima).

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Appello alla partecipazione all’Eucaristia

Ottavo appello del Messaggio: « Prendete e bevente il corpo e il sangue di Gesù Cristo, orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro delitti e consolate il vostro Dio » (parte 2 di 2)

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Nell’Eucaristia Gesù è vivo. Si, vivo, perché attraverso il suo potere divino è risuscitato per non più morire e con il Padre e lo Spirito Santo rimane per l’eternità. In verità, il Figlio di Dio possiede il potere sulla morte e sulla vita: « Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio » (Gv 10,17-18). Così, Gesù Cristo risuscitato è la nostra vita e la nostra risurrezione: risusciteranno con Cristo coloro che con Cristo sono vissuti. E’ la sua promessa: « Io sono il pane della vita; chi vieni a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete. (…) Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell’ultimo giorno » (Gv 6,35-40).

È attraverso la fede che vediamo Gesù Cristo: sappiamo che è il Verbo di Dio; crediamo nella sua parola, nella sua Chiesa; vogliamo seguire la via che egli ha tracciato per noi, attraverso lui arriviamo al Padre; e attraverso lui saremo risuscitati l’ultimo giorno. Sì, perché alimentandoci con il pane della sua mensa, bevendo al suo calice, abbiamo in noi la sua vita: diventiamo una cosa sola con lui, attraverso la partecipazione al suo corpo e al suo sangue nell’Eucaristia.

Ma Cristo, presente sui nostri altari, non è solo alimento e vita; è anche vittima espiatoria che si offre al Padre per i nostri peccati. In verità, la Santa Messa è la rinnovazione incruenta del sacrificio della croce; è Cristo immolato come vittima per i nostri peccati, sotto le specia del pane e del vino. La croce, sulla quale egli ha dato la sua vita per noi è la maggiore prova del suo amore; ed egli ha voluto consegnare con le sue stesse mani a ciascuno di noi la viva testimonianza di questa manifestazione del suo amore, istituendo l’Eucaristia durante l’ultima cena fatta con gli apostoli: « Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: “Prendete e mangiate; questo è il mio corpo”. Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati” » (Mt 26,26-28).

Gesù ci presenta il suo corpo e poi il suo sangue, che dice « versato per molti ». Qui la parola « molti » non comporta l’esclusione di « alcuni », come se Gesù non fosse morto per tutti; ma, come ho sentito da diversi commentatori, quella parola deve essere intesa con il significato che le dava la lingua di quel popolo: « molti » come contrario di « uno », cioè uno che muore invece della moltitudine. È stato in questo senso che il sommo sacerdote degli ebrei, Caifa, ha giustificato la necessità della morte di Gesù: « Voi non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera » (Gv 11,50).
Cristo ha veramente versato il suo sangue per l’umanità intera, per tutti, senza escludere nessuno. Ma è vero anche che non tutti sono interessati e si sforzano di accogliere nella loro vita Gesù Cristo, il prezzo del loro riscatto, e si escludono da loro stessi da questa redenzione. Come non pensare ai tanti che non sanno o non vogliono nutrirsi del suo corpo e del suo sangue? Cosa ne sarà di loro? « In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita » (Gv 6,53). Questa è la risposta che ci dà Gesù Cristo a proposito di coloro che non vogliono approfittare degnamente del dono che egli ci offre, cioè del suo corpo e del suo sangue, vivo e presente nel sacramento dell’Eucaristia.
Chiuso nei nostri tabernacoli, immolato sui nostri altari, il nostro Salvatore continua a offrirsi al Padre come vittima per la remissione dei peccati dell’umanità, sperando che molte persone generose vogliano unirsi a lui, farsi una cosa sola con lui, partecipando allo stesso sacrificio, per offrirsi con lui al Padre come vittima espiatoria dei peccati del mondo. In questo modo Cristo si offre al Padre come vittima in se stesso e nei membri del suo Corpo Mistico, che è la Chiesa. È l’appello del messaggio: Offrire alla Santissima Trinità i meriti di Cristo-vittima in riparazione dei peccati con il quale egli stesso viene offeso, come l’Angelo ha insegnato ai tre poveri bambini a pregare: « Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, vi adoro profondamente e vi offro il preziosissimo corpo, sangue, anima e divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli della terra, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi e indifferenza in cui egli stesso viene offeso. E per i meriti infiniti del suo santissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, vi chiedo la conversione dei poveri peccatori » (Messaggio dell’Angelo).
E che peccati sono questi? Sono gli oltraggi, sono i sacrilegi, sono le indifferenze, sono le ingratitudine di coloro che lo ricevono indegnamente, di coloro che lo oltraggiano, di coloro che lo perseguitano, di coloro che non lo conoscono e di coloro che, conoscendolo, lo abbandonano e non lo amano. È la freddezza e la durezza di altri Giuda, che mettono con lui la mano nel piatto per poi tradirlo e consegnarlo incorrendo nella propria condanna, non usando così per loro stessi il frutto della Redenzione operata e offerta al Padre da Cristo.

Egli continua ad offrirsi perpetuamente come vittima per noi al Padre: silenzioso e supplice, nella solitudine delle nostre chiese; dimenticato, disprezzato, maltrattato, umiliato e povero, carcerato nella prigione dei nostri tabernacoli. E il messaggio continua a chiederci di offrire alla Santissima Trinità, in riparazione di tutti i peccati con quali egli viene offeso, la vittima dei nostri altari.
E da parte nostra? È la nostra umile preghiera, sono i nostri poveri sacrifici che dobbiamo unire alla preghiera e al sacrificio di Gesù Cristo e del Cuore Immacolato di Maria in riparazione e per la salvezza dei nostri fratelli che hanno deviato dall’unica e vera strada che conduce alla vita.
Qui domando a me stessa: perché, se bastano i meriti e la preghiera di Gesù Cristo per riparare e salvare il mondo, il Messaggio invoca i meriti del Cuore Immacolato di Maria e chiede la nostra preghiera, il nostro sacrificio e la nostra riparazione?
Rispondo che non lo so! Non so neppure quale sarebbe la spiegazione che mi darebbero i teologi della chiesa se io l’interrogarsi. Ma ho meditato e pensato… Prendo il Vangelo e vedo che fin dall’inizio Gesù Cristo unisce alla sua opera redentrice il Cuore Immacolato di colei che ha scelto come sua Madre.
L’opera della nostra redenzione è iniziata nel momento in cui il Verbo è sceso dal cielo per assumere un corpo umano nel seno di Maria. Da quell’istante e per nove mesi, il sangue di Cristo era il sangue di Maria colto alla fonte del suo cuore immacolato, i palpiti del cuore di Cristo battevano all’unisono con i palpiti del cuore di Maria.
E possiamo pensare che le aspirazioni del cuore di Maria si identificavano assolutamente con le aspirazioni del cuore di Cristo, l’ideale di Maria era diventato lo stesso di Cristo, e l’amore del cuore di Maria era l’amore del cuore di Cristo per il Padre e per gli uomini; tutta l’opera redentrice nel suo principio passa per il Cuore Immacolato di Maria a motivo del vincolo della sua unione intima e stretta con il Verbo divino.
Da quando il Padre affidò a Maria suo Figlio chiudendolo per nove mesi nel suo seno casto e verginale – e « Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi » (Mt 1,22-23; Is 7,14) – e da quando Maria con il suo libero sì si mise come una schiava a disposizione della volontà di Dio per tutto ciò che egli volesse operare il lei – questa fu la sua risposta: « Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto » (Lc 1,38) -, da allora e per disposizione di Dio, Maria divenne con Cristo in certo modo la corredentrice del genere umano.
È il corpo ricevuto da Maria che in Cristo diventa vittima immolata per la salvezza degli uomini; è il sangue ricevuto da Maria che circola nelle vene di Cristo e che sgorga dal suo cuore divino; sono questo stesso corpo e questo stesso sangue ricevuti da Maria che, sotto le spoglie del pane del vino consacrati, ci sono dati in alimento quotidiano per rinvigorire in noi la vita della grazia e così continuare in noi, membri del Corpo Mistico di Cristo, la sua opera redentrice per la salvezza di tutti e di ciascuno nella misura in cui ciascuno aderisce a Cristo e coopera con Cristo.
Così, dopo averci invitati a offrire alla Santissima Trinità i meriti di Gesù Cristo e quelli del Cuore Immacolato di Maria, che è la madre di Cristo e del suo Corpo Mistico, il Messaggio chiede che vengono associati ai loro meriti anche la preghiera e i sacrifici di tutti noi, membri di questo stesso unico corpo di Cristo, ricevuto da Maria, divinizzato nel Verbo incarnato, immolato sulla croce, presente nell’Eucaristia, in crescita incessante nei membri della Chiesa.
In quanto Madre di Cristo e del suo Corpo Mistico, il cuore di Maria è in qualche modo il cuore della Chiesa: ed è qui, nel cuore della Chiesa che lei, sempre in unione con il suo Cristo, veglia sui membri della Chiesa stessa dispensando loro la sua protezione materna. (…) È in nome di Cristo, suo figlio, che Maria intercede per noi presso il Padre. Ed è in nome di Cristo, presente nell’Eucaristia e diventato una cosa sola con noi attraverso la Santa Comunione, che uniamo le nostre umili preghiere a quelle di Maria, affinché lei le rivolga al Padre in Gesù Cristo, suo Figlio.
Perciò ripetutamente la supplichiamo: « Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, ora e nell’ora della nostra morte ».


Ave Maria!