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Gli Appelli del Messaggio di Fatima

Per  una maggiore comprensione del messaggio che “Nostra Signora del Rosario” ci ha dato a Fatima, affidandolo ai tre Pastorelli Lucia, Francesco e Giacinta, ogni sabato, escluso il primo sabato del mese, leggiamo e riflettiamo su  alcuni stralci dell’opera “ Gli Appelli  del messaggio di Fatima”  scritto da Suor Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato ( nome assunto da religiosa da Lucia dos Santos, pastorella di Fatima).

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Sesto appello del Messaggio: Pregate, pregate molto! (parte 2 di 6)

…….. Tutto questo ci mostra la grande necessità che abbiamo di pregare, di avvicinarci a Dio attraverso l’orazione. É attraverso l’orazione che si ottiene il perdono dei propri peccati, la forza e la grazia per resistere alle tentazioni del mondo, del demonio e della carne. Siamo molto deboli; senza questa forza non riusciremo a vincere. Perciò, Gesù ha raccomandato ai suoi apostoli: «Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole»(Mt 26,41). 
É per lo stesso motivo che il Messaggio ci rinnova questa raccomandazione del Signore: «Pregate, pregate molto!». Questo appello è la ripetizione del richiamo alla preghiera che tante volte c’è stato fatto da Dio e che Gesù Cristo ha lasciato ai suoi apostoli, e anche a noi, negli ultimi istanti della sua vita terrena: «Vegliate e pregate». …….

In numerosi passi del testo sacro troviamo Gesù Cristo che ci dà l’esempio e raccomanda l’orazione; e non solo ce la raccomanda, ma ci insegna a pregare, come per esempio in questa pagina di San Luca: «Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: “Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli“. Ed egli disse loro: “Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno….“» (Lc 11,1-2). E fu così che abbiamo appreso dalle sue labbra il Padre nostro, la più bella delle nostre preghiere che rivolgiamo a Dio e nella quale Gesù Cristo ci insegna a dare a Dio il dolce nome di Padre.
Questo nome ci rivela il mistero della Paternità divina e ci conferma la verità che siamo tutti figli dello stesso Dio; questa verità, confermata da Gesù Cristo, che Dio è nostro Padre ci riempie di fiducia e ci fortifica nell’amore, poiché chi mai ci ha amati come Dio? Per questo la nostra preghiera deve essere l’incontro dell’amore del figlio che si fonde nel cuore del Padre, ed è l’amore del Padre che si piega sul figlio, ascolta le parole del figlio, ascolta le sue suppliche, le sue lodi, i suoi ringraziamenti, e soddisfa le sue richieste.
Ci sono molti modi di pregare, o per incontrarci con Dio nella preghiera. Qual è il migliore? Il migliore per ogni persona è quello che più l’aiuta a incontrare Dio e a mantenersi in contatto intimo con lui, cuore a cuore, palpitando di amore per il Padre con il cuore di Gesù Cristo, assumendo gli stessi desideri e sentimenti di Gesù Cristo, diventando uno con Cristo, come lui ha desiderato e chiesto al Padre: «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me (…). Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Gv 17,11.20-23).
Da questa sublime orazione di Cristo vediamo quali sono i piani di Dio nei nostri riguardi: essere una sola cosa con lui attraverso la nostra unione con Cristo: «Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi». Ma questa unione con Dio non si può ottenere se non attraverso la preghiera; è qui che ci troviamo con Dio, ed è in questo incontro che egli ci comunica la sua grazia, i suoi doni, il suo amore e il suo perdono.
Vediamo che Gesù Cristo nella sua orazione ha pregato anche per noi: «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me». E noi abbiamo la fortuna di essere tra quelli che, attraverso la parola degli apostoli che c’è stata trasmessa dai loro successori, credono nel Signore; perciò Cristo ha pregato il Padre anche per noi. Mi sento così felice quando penso che lui aveva presente me nel momento in cui ha rivolto al Padre questa preghiera: che ha pensato a me e mi ha presentato al Padre come figlia del suo amore!
Ha pensato a me, ha pensato a voi, ha pensato alla folla innumerevole dei suoi fratelli. E la nostra preghiera, per essere animata dagli stessi desideri e sentimenti di Gesù Cristo, si deve unire alla sua preghiera per tutti coloro che devono credere in lui, e salvarsi per i Suoi meriti.
Tornando ai modi di pregare… La nostra preghiera può essere prevalentemente «vocale», cioè diretta a Dio con parole, sia che sorgano spontanee dal nostro cuore, sia che si utilizzino formule già composte come per esempio il Padre Nostro, l’Ave Maria, o il Gloria al Padre, o il Credo, e tante altre che si recitano nella sacra Liturgia.
Questo è il modo di pregare più corrente e anche il più accessibile ai comuni fedeli, e gode della raccomandazione di Gesù Cristo: «Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male» (Mt 6,9-13). Questa è la formula di preghiera vocale più sublime, perché è stata insegnata dallo stesso figlio di Dio. Dobbiamo perciò recitarla con raddoppiata devozione, fiducia, umiltà e amore.
C’è poi un’altra forma di preghiera che dobbiamo offrire a Dio insieme alla nostra preghiera vocale: è la preghiera del nostro lavoro, del compimento di tutti i doveri del nostro stato, con uno spirito di umile sottomissione a Dio perché è stato lui a imporci la legge del lavoro. Dobbiamo farlo con amore e fedeltà verso Dio e verso il prossimo; così le nostre occupazioni di ogni giorno, forse apparentemente insignificanti, offerte a Dio, saranno una preghiera di lode, di ringraziamento, di penitenza e di supplica. Come fu quella di Tobia, secondo le parole dell’Angelo: «Sappiate dunque che, quando tu e Sara eravate in preghiera, io presentavo l’attestato della vostra preghiera davanti alla gloria del Signore. Così anche quando tu seppellivi i morti. Quando poi tu non hai esitato ad alzarti e ad abbandonare il tuo pranzo e sei andato a curare la sepoltura di quel morto, allora io sono stato inviato per provare la tua fede» (Tb 12,12-13).
Questo passo della Sacra Scrittura ci dice come dobbiamo usare il tempo di vita che Dio ci vorrà dare: una parte dovrà essere dedicata alla preghiera, un’altra al compimento dei doveri del nostro stato sociale e una terza destinata al bene del prossimo per amore di Dio. Il giorno ha ventiquattro ore; non facciamo nulla di esagerato se dedichiamo alcuni momenti ad un incontro con Dio.
Durante il compimento dei nostri doveri dobbiamo cercare di renderci conto della presenza di Dio: pensare che Dio e il nostro Angelo Custode sono accanto a noi e vedono ciò che facciamo e le intenzioni con le quali agiamo. Dobbiamo, perciò, santificare il nostro lavoro, il nostro riposo, il nostro nutrimento, le nostre divagazioni oneste come se fossero un’orazione permanente. Sapendo che Dio è presente, ci basta ricordarlo e ogni tanto rivolgergli qualche parola: sia d’amore – Ti amo, Signore! -, sia di ringraziamento – Grazie, Signore, per tutti i tuoi benefici! -, sia di supplica – Signore, aiutami a esserti fedele; perdona i miei peccati, le mie ingratitudini, le mie freddezze, le mie incomprensioni, le mie scivolate -, sia di lode – Ti benedico, Signore, per la tua grandezza, per la tua bontà, per la tua sapienza, per il tuo potere, per la tua misericordia, per la tua giustizia, per il tuo amore. Questo modo di fare intimo e familiare con Dio trasforma i nostri lavori e le nostre occupazioni quotidiane in un’autentica e permanente vita di preghiera, ci rende più graditi a Dio e attira su di noi grazie e benedizioni di speciale predilezione.
E non possiamo dire che per una preghiera così non troviamo il tempo, poiché è lo stesso tempo che usiamo per le nostre occupazioni. Come fa la moglie che lavora accanto a suo marito e con lui intreccia una conversazione intima e serena: gli dice la grande stima di tutti per la sua attività in favore della famiglia, loda la sua scienza e le sue conoscenze, lo incoraggiano nei suoi lavori, gli chiede aiuto e consiglio, gli comunica le sue preoccupazioni e desideri. Come fanno i figli che parlano di tutto con il padre, gli comunicano tutto e tutto attendono da lui. Come la madre che si prende cura dei suoi figli e ha sempre qualcosa da dire loro, anche se, perché piccoli o distratti, non possono capirla. Noi, però, Dio ci capisce sempre, ci ascolta sempre, ci vede sempre e ci risponde sempre. …….