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Gli Appelli del Messaggio di Fatima

Per  una maggiore comprensione del messaggio che “Nostra Signora del Rosario” ci ha dato a Fatima, affidandolo ai tre Pastorelli Lucia, Francesco e Giacinta, ogni sabato, escluso il primo sabato del mese, leggiamo e riflettiamo su  alcuni stralci dell’opera “ Gli Appelli  del messaggio di Fatima”  scritto da Suor Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato ( nome assunto da religiosa da Lucia dos Santos, pastorella di Fatima).

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Sesto appello del Messaggio: Pregate, pregate molto! (parte 1 di 6)

Come già sapete, questo appello ha avuto luogo nella seconda apparizione dell’Angelo. 
I poveri bambini s’intrattenevano seduti accanto al pozzo che c’era nel cortile dei miei genitori.
Il messaggero celeste si presenta e rivolge loro la seguente domanda: «Cosa fate?», e senza aspettare la risposta continua: «Pregate, pregate molto! I cuori di Gesù e Maria hanno su di voi disegni di misericordia. Offrite costantemente all’Altissimo preghiere e sacrifici.(…) Di tutto ciò che potete, offrite un sacrificio in atto di riparazione per i peccati con i quali egli viene offeso e di supplica per la conversione dei peccatori. Attirate così sulla vostra patria la pace. Io sono l’Angelo della sua custodia, l’Angelo del Portogallo. Soprattutto accettate e sopportate la sofferenza che il Signore vi invierà».
Benché le rivelazioni soprannaturali siano in genere accompagnate da una grazia speciale che ne chiarisce il significato, all’epoca i poveri bambini erano lungi dall’immaginarne tutta la portata e il significato come li possiamo comprendere oggi e trasmetterli alle anime, com’è volontà di Dio che sia fatto e per la quale ragione mi tiene ancora qui a sua disposizione.
All’epoca i bambini non sospettarono nemmeno lontanamente che questo richiamo all’orazione non era solo per loro, ma per tutta l’umanità. Oggi considero questo appello come un modo di richiamare l’attenzione verso il cammino che Dio ha segnato per le sue creature sin dal principio della creazione. 
Infatti, nell’Antico e nel Nuovo Testamento, che contengono la parola di Dio, troviamo ben definito il sentiero che Dio ha tracciato per l’umanità, ma purtroppo gli uomini nella maggioranza dei casi ignorano lo scopo per il quale sono stati creati. Ignorano l’esistenza di Dio, loro creature; ignorano il santo nome di Dio al quale non hanno mai saputo dare il dolce nome di Padre; e ignorano la via che devono seguire per poter arrivare un giorno ad essere felici nella casa del Padre.
Così la maggior parte dell’umanità è vittima dell’ignoranza, cerca la felicità dove non può trovarla, e affonda sempre più nella disgrazia e nella miseria. Lanciamo uno sguardo al mondo! Cosa vediamo? Qual è il quadro che si apre ai nostri occhi? Guerre, odio, ambizioni, rapine, furti, vendette, frodi, omicidi, immoralità, ecc. E come conseguenza di tanti peccati: catastrofi, malattie, disastri, fame e ogni specie di dolore e sofferenza, sotto il cui peso l’umanità geme e piange.
Gli uomini che si ritengono sapienti e potenti continuano a progettare altre guerre, morti, miserie e disgrazie… altro sangue versato, nel cui mare affogano i popoli – popoli che invece essi avevano l’obbligo di aiutare a vivere e a salvarsi.
E tutto questo perché? Per trascinare e perdere l’umanità nelle onde dell’odio, dell’ambizione, della vendetta, dell’immoralità… e perdere se stessi. Sì, perché anch’essi non tarderanno a scendere tra le ceneri del sepolcro! Dove sono oggi i loro antenati, che sono vissuti ed hanno lottato allo stesso modo? Di molti di loro si ignora persino come abbiano lasciato questo mondo. E nell’eternità, dove saranno le loro anime? 
Senza dubbio, i corpi sono tornati alla terra da dove sono stati tratti, perché così è scritto: «Polvere tu sei e in polvere tornerai!» (Gn 3,19). E le anime che temporaneamente hanno dato vita a questi corpi? Anche queste torneranno all’essere da dove sono venute – l’Essere eterno che è Dio. In effetti, l’anima è stata creata da Dio di natura spirituale, a somiglianza di Dio: «Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente» (Gn 2,7). Fu questo soffio creatore uscito dalle labbra di Dio che diede sostanza alla nostra anima, creata immortale a somiglianza di Dio. 
Da quando Adamo peccò trasgredendo gli ordini di Dio, tutti i suoi discendenti sono incorsi nella pena della morte corporale. La nostra anima, però, continua a vivere; torna a Dio se si trova in stato di grazia; se, al contrario, è in peccato, questo stesso peccato l’allontana da Dio e la trascina all’eterno supplizio. 
E quando arriverà il giorno della risurrezione generale, tutti risusciteremo, per unirsi nuovamente alla propria anima e partecipare allo stesso destino eterno che, insieme al corpo, essa ha meritato: o eternamente felici con Dio, o eternamente infelici nel supplizio eterno. Così ce l’ha fatto sapere Gesù parlando dell’opera che il Padre gli aveva affidato come figlio dell’uomo e ne usciranno: `«Non vi meravigliate di questo, poiché verrà l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udiranno la sua voce (la voce del Figlio dell’Uomo); quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna» (Gv 5,28-29).
Stando così le cose, quello che ci interessa soprattutto è ottenere una vita eterna che sia felice perché, mentre la vita terrena è transitoria, l’altra non ha cambiamenti né fine. E come fare? Sentite le parole dell’apostolo san Paolo: «il primo uomo tratto dalla terra è di terra, il secondo uomo (l’autore pensa al figlio di Dio che si è incarnato e fatto uomo) viene dal cielo. Quale è l’uomo fatto di terra, così sono quelli di terra; ma quale il celeste, così anche i celesti. E come abbiamo portato l’immagine dell’uomo di terra, così porteremo l’immagine dell’uomo celeste“ (1 Cor 15,47-49). Questa immagine celeste di cui ci parla l’apostolo, e che dobbiamo cercare di riprodurre in noi, è Gesù Cristo; riprodurlo in noi attraverso la fede e la carità affinché, nel giorno della nostra dipartita verso l’eternità, il Padre trovi in noi i tratti della fisionomia del Cristo e ci riceva come figli nel suo regno; e affinché, nella risurrezione della carne, il nostro corpo partecipi alla felicità dello spirito. 
Poco dopo, nella stessa lettera, e a proposito dell’ultimo giorno dell’umanità, San Paolo dice: «Ecco io vi annunzio un mistero: non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un istante, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati» (1 Cor 15,51-52). Ora dobbiamo fare in modo che questa trasformazione si operi in noi verso la grazia di Dio che misericordiosamente ci sarà concessa in virtù dello sforzo della nostra umile fedeltà, e non nel senso della disgrazia del peccato in cui siamo incorsi. Non pensiamo che tutto ciò sia un’utopia; è realtà dimostrata. E se l’incredulità ci portasse a tale errore, siamo perduti. La verità non smette di esistere solo perché gli increduli la negano! Ciò che era vero ieri, lo è oggi e lo sarà domani, perché «Gesù Cristo é lo stesso ieri, oggi e sempre!» (Eb 13,8). ………