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Novena dell’Immacolata e Pia pratica “Primi 5 sabati del mese”

NOVENA DELL’IMMACOLATA – 5° GIORNO E PIA PRATICA “PRIMI 5 SABATI DEL MESE – 4° MESE

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NOVENA DELL’IMMACOLATA 5° GIORNO

O Vergine, bella come la luna, delizia del Cielo, nel cui volto guardano i beati e si specchiano gli Angeli, fa’ che noi, tuoi figli, ti assomigliamo, e che le nostre anime ricevano un raggio della tua bellezza che non tramonta con gli anni, ma che rifulge nell’eternità.

O Maria, Sole del Cielo, risveglia la vita dovunque è la morte e rischiara gli spiriti dove sono le tenebre. Rispecchiandoti nel volto dei tuoi figli, concedi a noi un riflesso del tuo lume e del tuo fervore.

Salvaci, o Maria, bella come la luna, fulgida come il sole, forte come un esercito schierato, sorretto non dall’odio, ma dalla fiamma dell’amore. Amen.

3 Ave Maria

(Fonte: https://rosarioonline.altervista.org/)

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PIA PRATICA “PRIMI CINQUE SABATI DEL MESE”

Accogliamo l’invito della Santissima Madre!

Suor Lucia, nel suo libro “Memorie”, racconta che il 10 dicembre 1925 ha una apparizione: ” Mi apparve la Vergine Santissima e al suo fianco un Bambino, la Madonna gli teneva la mano sulla spalla e, contemporaneamente, nell’altra mano reggeva un cuore circondato di spine. In quel momento il Bambino disse:

” Abbi compassione del Cuore Immacolato della tua Santissima Madre, che sta coperto di spine che gli uomini ingrati in tutti i momenti Vi infiggono, senza che ci sia chi faccia un atto di riparazione per strapparle“. 

e subito la Vergine santissima aggiunse:

Guarda, figlia mia, il Mio Cuore coronato di spine che gli uomini ingrati a ogni momento Mi conficcano, e dì che tutti quelli che per cinque mesi, nel primo sabato, si confesseranno ricevendo poi la santa Comunione, diranno un rosario, e Mi faranno 15 minuti compagnia meditando sui 15 misteri del rosario, coll’intenzione di darMi sollievo, Io prometto di assisterli, nell’ora della morte, con tutte le grazie necessarie alla salvezza di queste anime“.

QUARTO MESE

Vedi Santo Rosario – Cenacolo familiare

Meditazione sui misteri della gloria

di padre Serafino Tognetti

Nel 1° Mistero della Gloria contempliamo la Resurrezione di Gesù 

L’angelo disse alle donne: ” Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. E’ risorto” (Matteo 28, 5-6a).

Con la morte in croce Gesù consuma il suo sacrificio e ripara i peccati del mondo, con la sua gloriosa resurrezione Egli entra nella gloria del Padre. Tale gloria gli apparteneva da sempre, ma ora c’è un elemento nuovo: prima Egli era il Verbo del Padre, ineffabile seconda persona della Santissima Trinità, ora si presenta con un corpo umano, santificato e piagato. Ecco perché non possiamo separare troppo i due eventi di morte e resurrezione; essi avvengono sì distanziati nel tempo (meno di tre giorni),  ma nel mistero sono come un avvenimento unico: Gesù muore e la morte è “investita” dalla gloria del Padre. E, in quell’atto, Egli rimane eternamente.  Gesù è venuto nel mondo non soltanto per morire, ma anche per risorgere, e risorgendo si dichiara definitivamente chiuso l’impero della morte ( cosa brutta, non prevista da Dio, ma entrata nel mondo solo per invidia del demonio, cfr. Sap 2,24).  Gesù dunque ha potuto morire per cancellare il grande castigo della morte, ed è risorto perché Egli è la vita, e vita eterna( 1 Gv 5,20). Devono allora necessariamente cambiare i termini del nostro vocabolario spirituale: la morte vera è il peccato,  realtà spirituale, per il quale noi possiamo ancora essere purtroppo separati da Dio e quindi morti dentro; la vita vera è la grazia,  per la quale anche se soffriamo e patiamo nel mondo,  siamo già viventi con Cristo in Paradiso (“Con Lui ci ha resuscitati e ci ha fatto sedere nei Cieli in Cristo”, Ef 2,6). La morte, per la quale un giorno il nostro cuore smetterà di battere e ci seppelliranno sottoterra, è solo un evento biologico, inevitabile per noi che siamo  nati con il peccato originale e che pecchiamo anche durante la vita.    Ma questa morte biologica, seppur triste ricordo del mondo tenebroso del peccato, non ci fa paura, appunto perché Cristo è risorto e noi siamo in Lui ( se viviamo in grazia di Dio). Tutta la scelta che dobbiamo fare, giorno per giorno, è decidere se vivere con Gesù, obbedendo alla sua parola,  oppure vivere per noi stessi e solo per soddisfare i nostri egoismi, senza amare nessuno. Siamo noi che ci posizioniamo nei confronti della vita,  siamo noi che decidiamo dove stare. Nel momento dello sconforto allora non ci resta che volgere lo sguardo su Gesù risorto, chiedergli la vita in nome di quelle piaghe che Egli ha nelle mani, nei piedi e nel costato, presenti e visibili anche nel suo corpo glorioso. Sì, gli chiediamo la vita, perché questo bisogno di vivere è in noi insopprimibile. Ma la vita è una sola: la vita eterna.

Nel 2° Mistero della Gloria contempliamo l’ascensione di Gesù al cielo


Il Signore Gesù, dopo aver parlato loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio (Marco 16, 19).

Di per sé questo mistero dovrebbe renderci più tristi che lieti. Gesù “se ne va”, si rende invisibile, torna nella sua gloria assoluta, e noi dovremmo essere contenti? Ci viene da dire con Pietro: “ Signore, dove vai? Noi non possiamo vivere senza di te….tu solo hai parole di vita eterna!”. Eppure Gesù stesso, nell’ultima cena,  aveva detto essere un “bene” questa sua dipartita: “ E’ bene per voi che io me ne vada”( Gv 16,7).  Egli ci spiega in che cosa consiste questo bene: “Se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore” ( stesso versetto). L’Ascensione dunque è strettamente legata alla Pentecoste: Gesù se ne va per tornare immediatamente ( non passano infatti che dieci giorni tra l’Ascensione e la Pentecoste). Si sottrae alla vista solo perché quando tornerà sarà dentro di noi con il suo Spirito! Se ne va per non essere più individuato nella limitata dimensione dello spazio e del tempo,  propria di ogni corpo umano, ma per essere nel cuore di tutti i credenti!  Per far rendere conto gli Apostoli di questo processo, Egli ha dovuto compiere il gesto di “sparire” per un certo tempo, in una certa dimensione, non più visibile con gli occhi, ma percepibile nel cuore. Con la Pentecoste, infatti, Gesù risorto, che prima era  “ fuori” ( appariva, parlava, mangiava il pesce, era riconoscibile come persona esterna), ora passa “ dentro” di noi. Ed è lo stesso Gesù! Gli Apostoli non lo vedono più con gli occhi, ma dopo aver ricevuto lo Spirito Santo spalancano la porta del cenacolo e corrono fuori: parlano con coraggio, smuovono i cuori, guariscono i malati, compiono prodigi, operano conversioni portentose, non hanno più paura di nulla.  Essi sono ben felici, di una felicità che prima non si sognavano nemmeno.  Quando infatti Gesù era visibile, essi avevano quasi timore di avvicinarlo, lo disturbavano con domande importune, a volte con la loro poca fede intralciavano l’opera di evangelizzazione. Ora invece Gesù vive in loro, ed essi lo sentono bene! No, essi non sono affatto soli. Nei dieci giorni tra Ascensione e Pentecoste gli Apostoli attendono, meditano, pregano perché sanno che qualcosa di grande sta per avvenire nella loro vita. Preghiamo  allora anche noi, guardando Gesù che sale al Cielo nel tripudio della missione compiuta, Gesù che porta al Padre il sigillo della vittoria sul peccato e sulla morte, il Figlio che ama il Padre e il Padre che riceve il Figlio. Nell’Ascensione Gesù se ne va in luoghi lontani: si nasconde per un poco, per tornare a essere il Dio – con – noi nella forma definitiva.

Nel 3° Mistero della Gloria contempliamo la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli riuniti con Maria nel cenacolo


Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo (Atti 2, 3-4a).

Come mai la Madre di Dio è presente nel Cenacolo quando scende lo Spirito Santo sugli Apostoli? Ella aveva amorevolmente assistito gli Apostoli nei giorni che andarono dal terribile venerdì della croce, per tutte le settimane successive, esortandoli, aiutandoli nella loro poca fede, incoraggiandoli in tutte le maniere. Essi avevano paura persino di uscire da quella casa, per timore di essere catturati in quanto seguaci di Cristo, e magari essere arrestati, se non addirittura crocifissi come Gesù. La Madonna sapeva che essi avrebbero avuto bisogno dello Spirito Santo per poter vivere una vita nuova, senza più alcun timore nei confronti di alcuno, e attende quindi con loro il momento della Pentecoste. Finalmente quel giorno arriva, ed Ella era lì con gli Apostoli. Non aveva bisogno, lei, di Spirito Santo, perché ne era già piena fin dal momento del proprio concepimento ( “ Ave Maria, piena di grazia “, aveva detto l’angelo), ma Ella oltre che la Madre è anche la Sposa, e con la sua presenza attira a Sé lo Spirito Santo come fuoco divino. Raccontano che a Siracusa al tempo di Archimede portassero delle enormi lenti di vetro, convesse, sulla riva del mare, quando venivano avvistate navi nemiche in arrivo. Dalla costa manovravano queste lenti in modo da catturare i raggi del sole e puntare il fascio di luce che si infrangeva nella lente, facendo convergere il raggio sulla nave in arrivo che , dopo un poco, essendo tutta di legno,  prendeva fuoco,  e si scongiurava così l’attracco delle navi nemiche sulle rive. Alla stessa maniera agisce la presenza della Vergine Maria nel Cenacolo: ella attira il fuoco dello Spirito Santo, ella prega per i discepoli, ed essi “ prendono fuoco”. Negli Atti degli Apostoli è scritto che apparvero delle fiammelle che si posarono su ogni apostolo, accompagnate da un grande rombo e un vento gagliardo, ma la presenza  della Madonna ci autorizza a credere in un suo ruolo proprio nel giorno della Pentecoste. Così è anche ora:  dove c’è Lei, gli Apostoli si infiammano. Basta che Ella, che è ricolma di Spirito Santo e madre addolorata anche ora in Paradiso, volga lo sguardo su di noi, e tutti i raggi del sole ci arrivano dentro. Il segreto della santità è allora lasciarci guardare dalla Vergine, permettere che Ella ci ami, e come portò un giorno il Cristo nel mondo, così porta lo Spirito Santo nella Chiesa con  la sua sola presenza e preghiera

Nel 4° Mistero della Gloria contempliamo Maria assunta in cielo in anima e corpo

Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome (Luca 1, 49).

La Vergine Maria non morì come tutti gli altri esseri umani.  Non venne seppellita in una tomba in attesa della resurrezione finale. Ella passò direttamente dalla terra al cielo, come avrebbe dovuto essere per Adamo ed Eva se non avessero peccato. Giustamente la teologia della Chiesa, per definire l’ultimo momento della vita terrena della Vergine Maria, parla di “ dormitio”, dormizione. Ella si addormentò in questa terra, nell’ultimo suo giorno, e fu  immediatamente elevata, trasportata, portata in Cielo, vicino al suo Signore, così come si trovava, ossia, con il suo corpo. Nel passaggio, perse i connotati della carnalità biologica e si spiritualizzò, per divenire quel corpo spirituale  che sarà poi di tutti i salvati in Paradiso dopo il Giudizio universale.  Come è questo corpo spirituale? Non sappiamo definirlo precisamente in termini misurabili, ma sappiamo che è corpo vero, non un’immagine, una sagoma inconsistente come potrebbe essere quella di un fantasma.  La Vergine Maria è ancora Lei, perfettamente, ma nella realtà definitiva. E’ la prima e l’unica delle creature che ora è in Paradiso con il proprio corpo. Ed è ben giusto che Lei, la perfetta e senza peccato, viva già da subito le conseguenze del riscatto di Cristo, che con il proprio sacrificio e la propria obbedienza ha riaperto le porte del Paradiso che erano state chiuse dal peccato dei progenitori. Ma di questo privilegio e di questa grazia ne godiamo anche noi figli, fin d’ora. Guardando Lei in Cielo in anima e corpo contempliamo la vittoria di Dio sulla carne, e quando siamo appesantiti o tentati di dare alla nostra carnalità ogni soddisfazione, ma allontanandoci dalla Grazia, Ella ci ricorda che la carnalità si può vincere, perché il corpo che Dio ci ha dato è destinato alle cose del Cielo, non a quelle della terra. Pregare Maria significa farla intervenire nella nostra vita e nella storia, ed Ella ci porta questa sua vittoria sulla materia.  Non c’è prova, letteralmente, che non possa essere vinta con il suo aiuto, perché sarà la sua stessa presenza che caccerà il male e la pesantezza della carnalità. Ecco perché Satana non la sopporta: perché Ella ha ottenuto, con la sua umiltà e perfetta docilità a Dio, quanto egli ha perduto per sempre con la sua superbia. Con Maria assunta in Cielo anche la terra diventa Cielo, per chi scopre il segreto di Maria e si rifugia continuamente nel suo Cuore Immacolato. Perché in Lei, regina delle vittorie, ogni pesantezza della carnalità è vinta

Nel 5° Mistero della Gloria contempliamo l’incoronazione di Maria Regina del cielo e della terra


Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle (Apocalisse 12, 1)

 Maria, la più umile, la più santa, la più bella tra tutte le creature, viene incoronata Regina del cielo e della terra. La sua grazia è tutta partecipata: tutto le viene donato da Dio, ed Ella tutto gli dona. Ella è stata fedelissima al Padre Eterno,  vivendo per Lui nel tempio nel periodo della sua infanzia e giovinezza; è stata la madre perfetta di Gesù, vivendo totalmente per Lui e donandogli quell’amore che gli uomini gli negavano, unendosi in tutto alla sua missione di Salvatore; è stata ricolma di grazia e di Spirito Santo fin dal primo momento del concepimento.  In Lei si specchia anche l’umiltà di Dio, che può donarsi in modo perfetto a questa creatura, manifestando a tutti il significato della stessa natura divina, che è amore e solo amore. Regina del Cielo: tutti i beati guardano a Lei con ineffabile gratitudine. E’ anche in virtù del suo “Sì” totale a Dio che essi sono lì in Paradiso. Essi devono a Lei molto della propria salvezza eterna, che in vita li aiutò con la sua materna preghiera e continua intercessione. Regina della terra: ogni grazia la riceviamo con la sua mediazione ed Ella ci assiste in ogni momento. E’ Lei la condottiera del nostro esercito schierato a battaglia contro le potenze del male, è Lei  il segreto della nostra vita spirituale, è Lei che ci insegna a vincere le passioni e a essere fedeli a Dio. Un esempio? A Fatima Ella disse ai pastorelli che la volontà di Dio era quella di istituire e instaurare nel mondo la devozione al suo Cuore Immacolato, affinché non rimanessimo schiavi e soffocati da ideologie mondane e atee. Questa sollecitudine di Dio per la nostra salvezza è un ennesimo accorato appello. Dio vuole che Maria Santissima sia Regina della terra, ed Ella ci dice ciò che dobbiamo fare se vogliamo vincere la guerra contro le forze del male, anch’esse schierate a battaglia. Per entrare in questo “ esercito” guidato dalla più umile e santa di tutte le creature occorre che anche noi ci facciamo umili e piccoli, per vincere con le armi da Lei indicate: la preghiera, il Rosario, l’accettazione delle prove e delle sofferenze, la fede.  Più Regina di così, non si potrebbe pensare. Le sorti del mondo, dunque, sono affidate ai soldati di Cristo, che hanno come vessillo imprescindibile, ma anche imbattibile, la Madre di Dio, la Vergine Maria.

(Fonte: Meditazioni di padre Serafino Tognetti  Ed. Il Timone)