///Vangelo e commento di Don Luigi Maria Epicoco///
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 16,23b-28
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena.
Queste cose ve le ho dette in modo velato, ma viene l’ora in cui non vi parlerò più in modo velato e apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso infatti vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio.
Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre».
Parola del Signore.
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Commento al Vangelo Gv 16, 23b-28
“Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena”.
Lo scopo di essere ascoltati nella nostra preghiera non consiste tanto nell’essere esauditi nelle nostre richieste ma nello sperimentare una pienezza di gioia lì dove il mondo non scommetterebbe nemmeno una minima porzione di ottimismo.
In questo senso chi prega racconta le cose, chiede le cose, raccomanda le cose, ma non lo dovrebbe fare con la pretesa di voler convincere Dio di qualcosa ma nella grande umiltà di vedersi la vita cambiata perché ripiena di quella strana cosa che San Francesco chiama la “perfetta letizia”.
“Queste cose vi ho dette in similitudini; ma verrà l’ora in cui non vi parlerò più in similitudini, ma apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e io non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio”.
L’esperienza più vera della preghiera consiste infatti esattamente nella scoperta dell’Amore del Padre. Gesù in fondo è venuto fondamentalmente per farci conoscere che Dio è nostro Padre, e che ciascuno di noi è Suo Figlio.
È a partire da questa figliolanza che la santità comincia a sprigionarsi dal cuore dell’uomo. Siamo figli di un Re che è più grande di ogni altro re. Siamo Figli di un Dio che non si è accontentato di crearci, di darci il respiro, di consegnarci una porzione di spazio e di tempo, ma siamo figli di un Dio che ha voluto innalzarci alla Sua stessa condizione Divina. E per far questo Egli stesso si è abbassato fino a noi, è sceso fin dentro la nostra polvere, e ci ha presi con sé.
Essere cristiani non consiste nell’imparare un modo per diventare divini (era la fissazione del mondo pagano), ma consiste nel lasciare che Egli ci divinizzi attraverso la misteriosa opera di Suo Figlio che agisce in noi in due modi efficaci: i sacramenti e l’amore che riceviamo dai fratelli. I santi infatti sono quelli che si sono lasciati amare da Dio così.
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Santo del giorno: San Bernardino da Siena, sacerdote.