///Vangelo e commento di Don Luigi Maria Epicoco///
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 14,13-21
In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte.
Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui».
E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.
Parola del Signore.
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Commento al Vangelo Mt 14, 13-21
“Gesù partì di là su una barca e si ritirò in disparte in un luogo deserto. Ma la folla, saputolo, lo seguì a piedi dalle città. Egli, sceso dalla barca, vide una grande folla e sentì compassione per loro e guarì i loro malati”.
È difficile per Gesù schermarsi dalla gente. Costantemente viene cercato dalle folle per una sorta di attrazione misteriosa. Eppure Gesù cerca di evitare in tutti i modi di farsi pubblicità, di attirare l’attenzione su ciò che non conta. La sua persona non deve mai essere fraintesa come un semplice taumaturgo o uomo dagli effetti speciali. Gesù non vende un prodotto ma svela l’essenziale di ogni cosa. Ecco perché perde molto tempo a parlare alle folle, a insegnare loro, a imprimere in essi una logica nuova, una mentalità diversa. La buona notizia del Vangelo esige pazienza per essere annunciata e appresa, e Gesù sa bene che il Vangelo si rivolge soprattutto a chi soffre e a quella parte fragile della nostra vita che rimane in ostaggio del male. È troppo poco però pensare che Gesù si limiti a una compassione di tipo orale, discorsiva, astratta. La sua compassione è di una concretezza estrema, e il Vangelo di oggi ce ne dà una dimostrazione eclatante:
«Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù rispose: «Non occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare»”.
Credo che la vera professione di fede si giochi su questa parola di Gesù. Credere non è solo sapere delle informazioni corrette su Dio. Credere è essere convinti che la fede prende sul serio i bisogni concreti delle persone. La fede non è una rassicurazione psicologica a basso prezzo, ma è un fatto che mi corrisponde concretamente a ciò che io sto vivendo in questo momento. I discepoli devono così imparare che annunciare il Vangelo significa far diventare quanto più concreto possibile questo annuncio affinché raggiunga le persone nella fattualità della loro vita e non nella semplice consolazione di circostanza.
Don Luigi Maria Epicoco
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Santo del giorno: Sant’ Eusebio di Vercelli, Vescovo