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Gli Appelli del Messaggio di Fatima

Per  una maggiore comprensione del messaggio che “Nostra Signora del Rosario” ci ha dato a Fatima, affidandolo ai tre Pastorelli Lucia, Francesco e Giacinta, ogni sabato, escluso il primo sabato del mese, leggiamo e riflettiamo su  alcuni stralci dell’opera “ Gli Appelli  del messaggio di Fatima”  scritto da Suor Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato ( nome assunto da religiosa da Lucia dos Santos, pastorella di Fatima).

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Appello all’intimità con la Santissima Trinità

Nono appello del Messaggio: « Santissima Trinità, Padre, Figlio, Spirito Santo, vi adoro profondamente » (parte 1 di 2)

Qui il Messaggio propone alla nostra fede e alla nostra adorazione il mistero di Dio Uno e Trino nelle persone del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo; ci propone il mistero della Santissima Trinità: un solo Dio e tre persone distinte. Si tratta di un mistero che ci è stato rivelato e che solo in cielo ci sarà dato di comprendere perfettamente. Crediamo in esso perché Dio ce l’ha rivelato, e sappiamo che la nostra limitata comprensione è molto lontana dalla potenza e dalla sapienza di Dio.

Nell’opera della creazione, uscita dalla potenza creatrice di Dio, vediamo molte cose meravigliose di cui non comprendiamo come si realizzano, e in esse possiamo vedere come una figura di quel Mistero sottoposto da Dio alla nostra considerazione.
Così, per esempio, ogni individuo è una singola persona, ma in essa esistono cose ben distinte: alcune di ordine naturale, altre di ordine soprannaturale. Siamo corpo: materia formata da Dio dal fango della terra, e questo corpo si mantiene con i frutti della stessa terra da dove è stato tratto e alla quale tornerà.
La vita del nostro corpo, invece, è l’anima, un essere spirituale, creato da Dio a sua immagine e somiglianza, come dicono le Sacre Scritture: « Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò » (Gn 1,27), spiegando in seguito che « il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente » (Gn 2,7).
La nostra anima è, dunque, un essere spirituale creato dal soffio di Dio: è immortale. Fin quando rimane unita al nostro corpo, siamo esseri vivi, ma quando il corpo smette di essere abilitato a cooperare con l’azione dell’anima, questa lo abbandona e vola verso l’Essere che con il suo soffio l’aveva creata; vola presso Dio che l’attira come suo centro di gravità. Il corpo, abbandonato dall’anima, rimane privo di vita e scende nella terra da dove è stato tratto.
L’anima porta con sé i doni che ha ricevuto da Dio: l’intelligenza, la memoria, la volontà, ecc. E anche se il cadavere mantiene tutti gli organi naturali in buono stato, non vede, non parla, non si muove, non comprende e non riflette. Prima era un essere che pensava, che aveva vita; ora è un essere inerte, privo di azione, che si corrompe e sparisce nel marciume del sepolcro. Se ci chiediamo come sia possibile che in una sola persona esista tutto questo complesso di cose – corpo che è materia e muore; anima, essere spirituale che ha vita immortale, perché partecipa alla vita di Dio; intelligenza, pensiero, memoria e volontà -, dobbiamo confessare che non lo sappiamo, non comprendiamo come ciò sia possibile. Non comprendiamo cosa avviene in noi stessi, cosa esiste in noi, cosa siamo; e siamo ciò che gli altri non vedono, ciò che noi ignoriamo, insomma siamo ciò che Dio conosce molto bene. Perciò siamo soliti dire e in tutta verità: solo Dio sa cosa siamo. (…) in ogni cosa Dio ha messo un mistero che non è alla portata della nostra limitata comprensione. E la ragione di questo è che l’intelligenza umana costituisce appena una piccola partecipazione dell’intelligenza divina.

Per noi tutta la natura si presenta come avvolta nel mistero, e sembra essere tutta una rivelazione del mistero di Dio, che è Trino nelle persone del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo – e un solo Dio vero.
Se raccogliamo un frutto, un’arancia per esempio, le togliamo la buccia che si butta via, separiamo i semi che si possono seminare e ci daranno altrettanti alberi, restiamo con gli spicchi che ci nutrono.

Così in un’unica unità – un’arancia – abbiamo tre cose distinte e con diverse finalità. E la stessa cosa possiamo dire degli altri frutti.
Se osserviamo un roseto, vediamo il gambo che lo lega alla terra da dove succhia il nutrimento che lo sostiene, il fogliame verde che in autunno appassisce e cade, e si copre di belle rose che cogliamo e che ci deliziano la vista e l’olfatto. Tutta la natura è stata creata per parlarci di Dio e rivelarci la grandezza del mistero di Dio Trino nelle Persone. Se in tutte le cose create troviamo un insieme di cose distinte, in ogni unità, che separiamo e distinguiamo con nomi diversi, allora perché stupirsi che in un solo Dio ci siano tre Persone distinte: Padre Figlio e Spirito Santo? Se vogliamo ascoltare, tutta l’opera creata ci parla di Dio creatore.

Ma è soprattutto la Sacra Scrittura che ci parla e ci rivela in diversi luoghi questo mistero della Santissima Trinità, come, per esempio, quando san Luca ci descrive il mistero dell’incarnazione del Verbo, il « Figlio dell’Altissimo ». Nel rispondere ad una difficoltà di Maria, l’Angelo disse: « Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e sarà chiamato Figlio di Dio » (Lc 1,35). Compaiono citate qui le tre Persone divine: lo Spirito Santo che scende sulla Vergine; l’Altissimo (che Gesù Cristo, il « Figlio dell’Altissimo », chiama Padre) che genera il Verbo; e il Figlio che nascerà e che, come disse l’Angelo, « sarà chiamato Figlio di Dio ».

Generato dal Padre sin dall’eternità, Gesù Cristo è concepito e nato, nel tempo, dalla Vergine Maria. Come uomo comincia ad esistere nel momento della sua incarnazione in seno alla Vergine Madre; come Dio è sempre esistito con il Padre e con lo Spirito Santo. Ci dice san Giovanni: « In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio. (…) E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi » (Gv 1,1-2.14).

Diverse volte troviamo nel Vangelo che Gesù Cristo parla dei tre – del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo -, e dà a se stesso il nome di Figlio: « Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. (…) Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni ricorderà tutto ciò che io vi ho detto » (Gv 14,13.26). In un altro luogo dice: « Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa » (Gv 3,35), e più avanti: « Come il Padre risuscita i morti e da la vita, cosi anche il Figlio dà la vita a chi vuole » (Gv 5,21). Abbiamo quindi un solo Dio ma in tre Persone distinte: Padre e Figlio e Spirito Santo.

Lo Spirito Santo viene a noi come maestro, per insegnarci e ricordarci tutto ciò che Dio ci ha rivelato: « Egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto ». Lo Spirito fa ciò direttamente, con i doni che egli stesso comunica all’anima, o indirettamente, servendosi di mezzi umani, tra i quali spicca la Chiesa, nostra madre e maestra la quale, tra le principali missioni che le sono state affidate sulla terra, ha quella di ricordarci autorevolmente e fedelmente tutto quanto Gesù Cristo ha detto e fatto.
Inoltre, come è detto nel Vangelo, ci sarà dato anche di conoscere e convivere con lo Spirito Santo, che è venuto a vivere con noi ed è in noi: « Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi » (Gv 14,16-17). Si tratta di una conoscenza attraverso la fede che il mondo naturalmente non ha. La possibilità di conoscere lo Spirito Santo è una grazia meravigliosa che egli ci dà: « Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi ».
Sì! È una grazia immensa poter conoscere Dio attraverso la fede: conoscere la rivelazione di Dio e dell’amore che egli ci manifesta in tutte le sue opere; conoscerlo nelle scienze umane, nelle arti, nelle forze o nelle cose che ci circondano: tutto è manifestazione di Dio, perché egli si rivela nelle sue opere. Qui si potrebbe applicare in qualche modo quell’appello che Gesù fece ai suoi discepoli perché vedessero nelle opere realizzate la presenza di Qualcuno che in lui le aveva fatte: « Se non altro, credetelo per le opere stesse » (Gv 14,11). Poter conoscere Dio, anche se in modo limitato, proprio della nostra capacità, è una grazia di inestimabile valore! Poter conoscere Dio, come Padre che ci ha creato, come uomo e Dio che ci ha redenti, come Spirito che ci guida per le vie della verità e dell’amore: « Quando pero verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera » (Gv 16,13).
Ora, la verità totale è in qualche modo l’amore perché, come ci dice san Giovanni, Dio è amore. Così, amare è possedére il più grande dono di Dio, perché è possedere lo stesso Dio. « Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14,23). E il possesso di Dio e di noi immersi in Dio; è l’amore di Dio in noi, comunicato dalla presenza delle tre Persone divine, che ci deve portare a vivere immersi nell’oceano della vita soprannaturale, seguendo sempre la via indicata dalla luce della parola di Dio. Ed è così che l’amore di Dio si manifesta in noi, ci trasforma e ci identifica con le tre Persone divine attraverso una piena unione con Gesù Cristo: « In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui »(Gv 14,20-21).

È perciò l’amore che ci trasforma in templi vivi della Santissima Trinità, perché Dio è amore e ci comunica la vita del suo amore, che è la vita di Dio in noi – « mi manifesterò a lui » -, è la vita di Cristo in noi, come lui ha chiesto al Padre: « Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome, e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro » (Gv 17,25-26). …….