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11 marzo 2023 – Vangelo e commento di don Luigi Maria Epicoco

///Vangelo e commento di Don Luigi Maria Epicoco///

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 15,1-3.11-32

In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola:
«Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Parola del Signore.

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Commento al Vangelo Lc 15, 1-3.11-32

Tutti noi almeno una volta nella vita ci siamo immedesimati nel racconto della parabola del figliol prodigo, forse perché tutti ci siamo più o meno accorti di essere come questo figlio minore desideroso di libertà, di autonomia, concentrato su se stesso, sulla propria soddisfazione che non ha nessuna remora a considerare il proprio padre morto e sperperare i suoi averi con amici, feste e piaceri vari.

Ma ciò che fa da fondamento a questa storia è la figura del padre che come un perno affidabile non smette di fare il padre anche quando questo figlio lo considera morto e anche quando il figlio maggiore lo reputa un padrone.

Il problema dei figli di questa storia, e quindi anche il nostro, sta proprio nell’immagine distorta che abbiamo del Padre. Di Dio si può pensare di servirlo come un padrone da compiacere o considerarlo morto per poterci sentire autorizzati a fare tutto quanto ci passa per la testa.

Ma ciò che conta è che Dio non smette di essere nostro Padre anche quando di Lui abbiamo un idea sbagliata. Convertirsi significa correggere questa immagine distorta di Dio in noi.

Non è semplicemente comportarsi bene (il figlio maggiore non ha mai trasgredito nulla) ma è pensare di Dio in maniera giusta. Solo l’esperienza della misericordia corregge questa immagine distorta. E la misericordia non è solo un Dio che ti perdona, ma un Dio che esce per venirti incontro, che fa il primo passo, che ti raggiunge al limitare delle tue forze.

Il padre della parabola lo fa due volte: la prima volta con il figlio piccolo

“Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò”;

e la seconda volta con il figlio maggiore

“Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo”.

Siamo figli di un Padre che ci viene a cercare quando siamo ancora fuori. Egli è davvero il pastore che cerca la pecorella smarrita. Egli è Colui che ci fa fare esperienza della misericordia perché si abbassa alla nostra miseria pur di essere creduto nel Suo amore.

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Santo del giorno: San Costantino, re e martire.